tag:blogger.com,1999:blog-76437343750154527132023-11-16T03:03:05.406-08:00Camera vista muroFinanza, economia, politica. Informazioni sulle pensioni e gli investimenti.Unknownnoreply@blogger.comBlogger99125tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-1847075959968800282020-09-21T07:38:00.004-07:002020-09-21T07:38:59.937-07:00Un cippettino ribassista sul petrolio no??<p> Eppure qualche spiccio su un fondo che guadagna a leva sul ribasso del petrolio ce lo metterei.</p><p>Non capiterà un altro tracollo del prezzo, ma se capitasse almeno ci facciamo qualche soldo.</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-21733020701015756902019-12-20T04:56:00.000-08:002019-12-20T04:56:15.810-08:00Per i giornalisti è davvero Natale. Per loro 400 milioni in regalo dai contribuenti<br />
<div class="MsoNormal">
Sarà un Natale particolarmente lieto per i lavoratori
italiani dell’informazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per loro il Progetto di Legge di Bilancio per il 2020
prevede, nell’assordante e comprensibile silenzio dell’informazione, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>uno stanziamento di ben 374, 3 milioni di euro
a carico dei contribuenti italiani.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Tali fondi sono previsti dai commi 498, 499 e 500 del
Progetto di legge che approderà in Aula, blindato dalla fiducia, sotto Natale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La somma di 374,3 milioni di euro avrà due finalità. La prima è quella
di finanziare il pagamento dei prepensionamenti dei giornalisti e dei tipografi,
che potranno accedere a pensione con appena 35 anni di contribuzione, e vale la
pena ricordare che per i giornalisti il sistema contributivo vale solo a
decorrere dal 2017.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La seconda finalità è quella di tenere esenti queste persone
dall’applicazione della norma generale in materia di adeguamento alla speranza
di vita, e sul perché sia necessario regalare 64,4 milioni di euro per evitare
l’applicazione di una norma generale ad un gruppo di persone non sono riuscito
a trovare risposte credibili.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Le persone particolarmente forti di stomaco possono trovare qui di seguito le
pagine del Progetto di Legge contenenti i commi che prevedono queste spese, è una lettura sempre molto istruttiva.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E Buon Natale a tutti, ma ai
giornalisti di più.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifGbLxiR3uYWi2Ml2uVOo1TkHifhxtjyuZHSyiAia6oUKvD-43X11_Vb7PYbeO92v1xL461aguHgFOTZJyRhAVZ6PMhYRhMBx6iJXmCNMTqOOdW8ji96hzrIGauTOVMcg9GIQo-d7Azn7O/s1600/2019+12+Per+i+giornalisti+%25C3%25A8+davvero+Natale+Legge_Pagina_1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1133" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifGbLxiR3uYWi2Ml2uVOo1TkHifhxtjyuZHSyiAia6oUKvD-43X11_Vb7PYbeO92v1xL461aguHgFOTZJyRhAVZ6PMhYRhMBx6iJXmCNMTqOOdW8ji96hzrIGauTOVMcg9GIQo-d7Azn7O/s320/2019+12+Per+i+giornalisti+%25C3%25A8+davvero+Natale+Legge_Pagina_1.jpg" width="226" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdirXhhF4U4VLp0uFIxg93vKiNTgCiBHdcVYL276BU19kyglv7O-1RYhl8dol-_d69lczukf4cUf9zAMtH8ksiVXxWigE9Mlgq1QP6yVTGVzAKaCjMKeii3jZ64VsOU7EYWuHur6jDIzTp/s1600/2019+12+Per+i+giornalisti+%25C3%25A8+davvero+Natale+Legge_Pagina_2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1133" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdirXhhF4U4VLp0uFIxg93vKiNTgCiBHdcVYL276BU19kyglv7O-1RYhl8dol-_d69lczukf4cUf9zAMtH8ksiVXxWigE9Mlgq1QP6yVTGVzAKaCjMKeii3jZ64VsOU7EYWuHur6jDIzTp/s320/2019+12+Per+i+giornalisti+%25C3%25A8+davvero+Natale+Legge_Pagina_2.jpg" width="226" /></a></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5-QbHVpRQiUL7aP0G6hQS9l7eHyqJsaVOXM0Qb19p3qMmaV4lPeaL60jEUJ1_kwfhM_63DRMhi4IOaazHCpYcjvsRA42b3C7pSHNauw9JqH-9XJneVpHmJq5duXAvHhPwbpiWyMAKpt4f/s1600/2019+12+Per+i+giornalisti+%25C3%25A8+davvero+Natale+Legge_Pagina_3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1133" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5-QbHVpRQiUL7aP0G6hQS9l7eHyqJsaVOXM0Qb19p3qMmaV4lPeaL60jEUJ1_kwfhM_63DRMhi4IOaazHCpYcjvsRA42b3C7pSHNauw9JqH-9XJneVpHmJq5duXAvHhPwbpiWyMAKpt4f/s320/2019+12+Per+i+giornalisti+%25C3%25A8+davvero+Natale+Legge_Pagina_3.jpg" width="226" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHmNQypR6X-emlegDM00hG9PT4Ov-4oF-QONRKNH5Un8igaVSyoS08ICfAz-PMgAXphy3uegrjUW96bYGIWFLa200UXexKZrl0cYeixnoLzslO-R_bC51Hxfx8sMMtTDxhhpseYTLwY2bk/s1600/2019+12+Per+i+giornalisti+%25C3%25A8+davvero+Natale+Legge_Pagina_4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1133" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHmNQypR6X-emlegDM00hG9PT4Ov-4oF-QONRKNH5Un8igaVSyoS08ICfAz-PMgAXphy3uegrjUW96bYGIWFLa200UXexKZrl0cYeixnoLzslO-R_bC51Hxfx8sMMtTDxhhpseYTLwY2bk/s320/2019+12+Per+i+giornalisti+%25C3%25A8+davvero+Natale+Legge_Pagina_4.jpg" width="226" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br /><br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-47110798394691588622019-07-05T11:40:00.000-07:002019-07-05T11:40:05.221-07:00Leggere i dati sull’economia. La storia dell’ESM raccontata dall’interno. Sovranisti od europeisti, un libro imperdibile<br />
<div class="MsoNormal">
Pochi giorni fa è stato diffuso dall’ESM, uno degli enti che
è stato protagonista assoluto della storia economica contemporanea, un libro
che ripercorre quanto avvenuto negli ultimi anni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Safeguarding the euro in times of crisis – The inside story
of the ESM, questo è il titolo del libro, può essere scaricato gratuitamente
dal sito dell’istituzione in formato PDF.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Lo European Stability Mechanism, lo ESM, ha iniziato le sue
attività nel corso del mese di ottobre 2012, rendendo permanenti le attività
svolte dal mese di agosto 2010 dal preesistente, e per l’appunto temporaneo, European
Financial Stability Facility, lo EFSF, a sua volta nato da una preesistente
iniziativa, la Greek Loan Facility.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In questi anni ha partecipato ad ogni attività di supporto
svolta dagli organi dell’Unione Europea nei confronti di quei Paesi che abbiano
avuto difficoltà economiche, quindi un racconto di quanto avvenuto, fatto dai
partecipanti può risultare davvero istruttivo ed illuminante. Ovviamente
ciascuno filtrerà quanto narrato e distillerà prove evidenti indifesa della
propria tesi, ma vale comunque ampiamente la pena di conoscere quanto l’ESM
racconta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Incontri segreti. Ovviamente o perché?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ad esempio dopo che il neo eletto Presidente del Consiglio
greco, George Papandreou, aveva annunciato nell’ottobre del 2009 che il deficit
di bilancio del Paese era molto più elevato di quanto pubblicato precedentemente,
dando così inizio alla lunga crisi si tenne un incontro segreto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel mese di gennaio <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>2010, a Davos in Svizzera, durante il World
Economic Forum il presidente del Consiglio greco Papandreou, il suo ministro
delle finanze Papacostantinou<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e
Dominique Strauss-Khan, allora presidente del Fondo Monetario Internazionale,
ebbero un importante incontro in cui Strauss-Khan si impegnò ad aiutare la
Grecia a persuadere il resto d’Europa a cercare un modo per aiutarla.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Luogo di siffatto importante incontro la cucina di un hotel.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E qui ovviamente ci sarà chi penserà che un meeting segreto
tra leader economici sia per forza il male assoluto e chi invece riterrà tale
scelta saggia, il modo migliore per evitare che un panico incontrollato
colpisse i mercati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In conclusione non
conta la vostra idea. Che voi siate sovranisti sfegatati o strenui difensori
dell’Unione, questo è un libro che chiunque abbia un minimo di alfabetizzazione
finanziaria dovrebbe leggere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-6196424402704679642018-11-30T06:48:00.002-08:002018-11-30T06:48:40.189-08:00Leggere i dati sull’economia. Perché un aumento della disoccupazione può essere una buona notizia<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
I dati Istat sull’occupazione
pubblicati oggi vanno letti e compresi con particolare attenzione. Nonostante
un piccolo aumento dei disoccupati sono infatti dati leggermente positivi, è
solo necessario approfondirne i contenuti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Prima di tutto
qualche definizione<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Ai fini della elaborazione
delle statistiche sull’occupazione l’Istat divide la popolazione in età da
lavoro, che convenzionalmente è quella compresa tra 15 e 64 anni di età, in tre
gruppi, gli occupati, i disoccupati e gli inattivi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Gli occupati
sono coloro che un lavoro lo hanno, i disoccupati sono coloro che un lavoro lo
cercano e gli inattivi sono coloro i quali un lavoro non lo hanno né lo
cercano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Ad esempio gli
studenti universitari che non cercano lavoro sono considerati inattivi, ciò
spiega come mai nella fascia di età tra i 15 ed i 24 anni il tasso di
inattività è intorno al 74 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
E’ questo terzo
gruppo, quello degli inattivi, che riserva qualche sorpresa in quanto il suo
numero è escluso dal conteggio della forza lavoro ed è dalle sue variazioni che
può derivare un aumento della disoccupazione in presenza di dati positivi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
I dati odierni<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Nel corso del
mese di ottobre 2018, rispetto al mese precedente, il numero degli occupati è
salito di circa 9mila unità. Un dato evidentemente positivo seppur piccolo nella
sua entità, talmente piccolo da non riuscire a far scattare neanche un decimale
nei dati Istat che segnalano, correttamente, un livello degli occupati
“sostanzialmente stabile”. Anche il tasso di occupazione resta fermo al dato di
settembre, al 58,7 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Sotto il profilo
qualitativo del lavoro c’è inoltre da segnalare un miglioramento in quanto
aumentano di circa 37mila unità gli occupati a tempo indeterminato mentre
diminuiscono quelli a termine (meno 13mila) e gli indipendenti (meno 16mila).
Una precisazione, la somma di queste variazioni sconta tre arrotondamenti, non
fatevi tranne in inganno, il totale di circa 9mila occupati in più è
effettivamente corretto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Più occupati e
più disoccupati. Come è possibile?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Contemporaneamente
al lieve aumento degli occupati abbiamo anche una diminuzione degli inattivi.
Questo spostamento<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>comporta l’ingresso
di un certo numero di persone nel novero delle forze di lavoro. Nel mese di
ottobre la diminuzione degli inattivi è stata pari a 77mila unità. La riduzione
degli inattivi è anch’esso un dato positivo in quanto evidenzia il fatto che
più persone si sono messe alla ricerca di un lavoro perché ritengono che oggi
sia possibile per loro trovarne uno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Questo
spostamento di 77mila persone dagli inattivi comporta però che essi rientrano
nelle forze di lavoro, probabilmente tra i disoccupati che infatti vedono
aumentare il proprio numero di 64mila unità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
E quindi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Aumenta un
pochino l’occupazione, e questo è evidentemente un bene.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Più persone
quindi decidono di mettersi a cercare lavoro, abbandonando le fila degli
inattivi, ed anche questo è un bene.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Visto che più
persone sono ora in cerca di occupazione e meno sono inattive aumenta il tasso
di disoccupazione, questo è in generale male ma in questo caso tale aumento è dovuto
ad un miglioramento del mercato del lavoro. Lo so che può sembrare
controintuitivo ma in questo caso un aumento del tasso di disoccupazione non è
male. E lo so che avrei dovuto affermare che è un bene ma scusate proprio non
ce la faccio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Mentre invece<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Resta da
segnalare un trend che continua da qualche anno. Il numero di persone con una
età compresa tra i 15 ed i 64 anni continua a calare in maniera consistente.
Negli ultimi 12 mesi tale numero è calato di ben 54mila unità. Questo dato
evidenzia il trend demografico calante del nostro Paese. Un trend che deriva,
come noto, dal mix di denatalità e di saldi migratori avversi che affligge il
nostro Paese da anni. Un trend cui è necessario opporre risposte concrete ed
efficaci.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-70596826091404937562018-11-23T08:42:00.000-08:002018-11-23T08:42:40.809-08:00Leggere i dati sull’economia. Perché la Commissione Europea sanzionerà, forse, l’Italia<br />
<div class="MsoNormal">
La Commissione Europea ha pubblicato nei giorni scorsi due
documenti molto importanti per il nostro Paese con cui si annuncia l’inizio di
una procedura di infrazione per i disavanzi eccessivi basata sul debito.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ la prima volta che un Paese subisce questa procedura
quindi cerchiamo di capire a cosa sia dovuta<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>questa decisione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p><br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Perché siamo sottoposti ad un controllo?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Lo scopo dell‘Unione Europea, come enunciato all’articolo 3
del Trattato sull’Unione Europea (TUE) è estremamente ampio. Si va infatti
dalla promozione della “pace ed il benessere dei popoli dell’Unione Europea” ad
“assicurare loro uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere
interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a
misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne,
l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro
quest'ultima”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In particolare, per quanto riguarda l’economia, il TUE
prevede che la UE si adoperi per “lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato
su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su
un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena
occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di
miglioramento della qualità dell'ambiente.”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Allo scopo di perseguire queste finalità l’articolo 119 del
Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) prevede l’adozione di una
politica economica fondata sullo stretto coordinamento delle politiche
economiche degli Stati membri, sul mercato interno e sulla definizione di
obiettivi comuni, oltre la moneta unica, ed una politica monetaria e del cambio
uniche.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Sempre lo stesso articolo 119 afferma che queste azioni “implicano
il rispetto dei seguenti principi direttivi: “prezzi stabili, finanze pubbliche
e condizioni monetarie sane nonché bilancia dei pagamenti sostenibile”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Inoltre l’articolo 121 del TFUE prevede che “gli Stati
membri considerano le loro politiche economiche una questione di interesse
comune e le coordinano nell'ambito del Consiglio”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Quindi allo scopo di perseguire alti ideali si prevede il
rispetto di alcuni principi generali ed il coordinamento delle politiche
economiche, che vengono considerate un argomento di interesse comune di tutti
gli Stati membri.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quali sono i gradini dei controlli?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
L’articolo 121 del TFUE prevede che il Consiglio europeo, su
raccomandazione della Commissione, elabora una serie di indirizzi di massima.
Indichi cioè ai Paesi membri quale sarebbero gli obiettivi ed i mezzi della
politica economica nel suo complesso. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ sempre il Consiglio europeo poi a sorvegliare l’evoluzione
economica in ciascun Paese, sulla base di relazioni presentate dalla
Commissione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Quando si accerti il discostarsi delle politiche di un Paese
dagli indirizzi di massima o quando le politiche stesse richino di
compromettere il buon funzionamento della UE allora:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]-->la Commissione può rivolgere un avvertimento
allo Stato membro in questione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]-->Il Consiglio‚ su raccomandazione della
Commissione‚ può rivolgere allo Stato membro in questione le necessarie
raccomandazioni. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-ascii-font-family: Calibri; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-hansi-font-family: Calibri;"><span style="mso-list: Ignore;">-<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]-->Il Consiglio, su proposta della Commissione, può
decidere di rendere pubbliche le proprie raccomandazioni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Come ovvio il Paese oggetto del procedimento non ha diritto
di voto quando il Consiglio delibera in materia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Questo procedimento arriva poi davanti al Parlamento europeo
che potrà adottare le modalità della procedura di sorveglianza multilaterale
che si viene quindi a creare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Cosa deve controllare la Commissione?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Come previsto dall’articolo 126 del TFUE gli Stati membri
devono evitare disavanzi pubblici eccessivi. Lo stesso articolo prevede che la
Commissione sorvegli l'evoluzione della situazione di bilancio e dell'entità
del debito pubblico negli Stati membri, al fine di individuare errori
rilevanti. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In particolare la Commissione esaminerà la conformità alla
disciplina di bilancio sulla base dei due criteri seguenti: <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
a) se il rapporto tra il disavanzo pubblico, previsto o
effettivo, e il prodotto interno lordo superi il 3 per cento, a meno che: — il
rapporto non sia diminuito in modo sostanziale e continuo e abbia raggiunto un
livello che si avvicina al valore di riferimento, — oppure, in alternativa, il
superamento del valore di riferimento sia solo eccezionale e temporaneo e il
rapporto resti vicino al valore di riferimento;<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
b) se il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno
lordo superi il valore di riferimento del 60 %, a meno che detto rapporto non
si stia riducendo in misura sufficiente e non si avvicini al valore di
riferimento con ritmo adeguato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Cosa succede se c’è una violazione?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I passi successivi sono cadenzati dai commi da 3 a 14 dell’articolo
126 TFUE.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se uno Stato membro non rispetta i requisiti previsti da uno
o entrambi i criteri menzionati, la Commissione prepara una relazione che terrà
conto anche dell'eventuale differenza tra il disavanzo pubblico e la spesa
pubblica per gli investimenti e di tutti gli altri fattori significativi,
compresa la posizione economica e di bilancio a medio termine dello Stato
membro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ stato sulla base di questo criterio che a maggio scorso
la Commissione ha emesso un report conclusosi con la promozione del bilancio,
il rapporto sottolineava però il rischio di deviazioni significative dal
sentiero di aggiustamento dei saldi sulla base del bilancio 2018 e delle
previsioni della Commissione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Le eventuali sanzioni previste alla fine del procedimento, qualora
uno Stato membro persista nel disattendere le raccomandazioni del Consiglio, saranno
decise dal Consiglio stesso che può decidere di intimare allo Stato membro di
prendere, entro un termine stabilito, le misure volte alla riduzione del
disavanzo che il Consiglio ritiene necessaria per correggere la situazione. In
tal caso il Consiglio può chiedere allo Stato membro in questione di presentare
relazioni secondo un calendario preciso, al fine di esaminare gli sforzi
compiuti da detto Stato membro per rimediare alla situazione, e va sottolineato
come il Paese perda il diritto di adire il giudice all’interno di questa
procedura.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Fintantoché uno Stato membro non ottempera il Consiglio può
decidere di applicare o, a seconda dei casi, di rafforzare una o più delle
seguenti misure: <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
— chiedere che lo Stato membro interessato pubblichi
informazioni supplementari, che saranno specificate dal Consiglio, prima
dell'emissione di obbligazioni o altri titoli, <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
— invitare la Banca europea per gli investimenti a
riconsiderare la sua politica di prestiti verso lo Stato membro in questione, <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
— richiedere che lo Stato membro in questione costituisca un
deposito infruttifero di importo adeguato presso l'Unione, fino a quando, a
parere del Consiglio, il disavanzo eccessivo non sia stato corretto, <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
— infliggere ammende di entità adeguata.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Sarà il presidente del Consiglio ad informare il Parlamento
europeo delle decisioni adottate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
A cosa è dovuto l’inizio della procedura di infrazione?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Dopo la chiusura del report di maggio scorso è iniziata la
valutazione del progetto di bilancio relativo al 2019, ed è proprio questo il
documento che apre la diatriba.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La Commissione infatti afferma nel suo report del 21
novembre 2018 che “Italy's fiscal plans for 2019 represent a material change in
the relevant factors analysed by the Commission last May”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In particolare i cambiamenti in peggio sottolineati dalla
Commissione sono il deteriorarsi del bilancio strutturale, che peggiora di 0,9
punti cui non si fa fronte neanche con l’aumento dell’obiettivo di
privatizzazioni di proprietà pubbliche che passa dallo 0,3 all’1 per cento del
Pil. Da qui l’inizio della procedura di infrazione per i disavanzi eccessivi
basata sul debito.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In particolare la Commissione ha iniziato la procedura di
infrazione sulla base dell’articolo 126 comma 2 lettera b) del TFUE:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
“b) se il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno
lordo superi il valore di riferimento del 60 %, a meno che detto rapporto non
si stia riducendo in misura sufficiente e non si avvicini al valore di
riferimento con ritmo adeguato”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ovviamente non per il mancato rispetto del limite del 60 %,
limite non rispettato da numerosi Paesi europei, ma per il mancato rispetto
della riduzione “in maniera sufficiente” del debito pubblico e dell’avvicinamento
del suo valore al valore di riferimento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il mancato rispetto dell’impegno alla riduzione emerge,
secondo il rapporto della Commissione, dai contenuti del bilancio del nostro
Paese relativo al 2019. Va ricordato che questo documento non è ancora stato
approvato dal Parlamento ed è quindi ancora suscettibile di ampie modifiche.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-14041058771574530242018-11-16T04:34:00.000-08:002018-11-16T04:34:02.150-08:00Leggere i dati dell’economia. Come si interpretano i dati su fatturato e ordinativi dell’industria<br />
<div class="MsoNormal">
Sono stati resi noti i dati Istat sull’andamento del
fatturato e degli ordinativi dell’industria. Cosa significano questi dati? Come
si leggono e come si interpretano?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Cosa sono fatturato e ordinativi dell’industria<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
L’indice sul fatturato misura l’andamento nel tempo delle
vendite delle imprese industriali a prezzi costanti mentre l’indice degli
ordinativi individua l’andamento del valore delle commesse ricevute dai clienti
per le imprese che appunto lavorano su commessa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Le industrie messe sotto la lente in questa analisi sono
solo quella manifatturiera e quella estrattiva.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Cosa significano questi dati<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Mentre l’indice del fatturato è rivolto al passato, segnala
cioè ciò che è già successo nelle aziende, sono state effettuate le produzioni
e si è chiuso il ciclo con la vendita dei prodotti, l’indice degli ordinativi è
rivolto al futuro, ho ricevuto delle commesse, effettuerò la produzione e
chiuderò con una futura vendita, che sarà segnalata nel’indice del fatturato
prossimo venturo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Cosa dicono i dati di oggi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
Oggi l’Istat segnala che il fatturato nel terzo trimestre è
lievemente cresciuto rispetto al trimestre precedente facendo segnare più 0,2
per cento, al netto della componente di prezzo c’è invece stata una lieve
flessione dello 0,4 per cento. Ciò significa che si è prodotto un pochino meno
nel terzo trimestre rispetto al secondo trimestre 2018 ma il valore delle
vendite è stato un pochino superiore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per quanto riguarda gli ordinativi l’Istat segnala una
variazione nulla nel terzo trimestre rispetto al trimestre precedente seppur
con forti scostamenti all’interno del trimestre. Agosto aveva infatti fatto
segnare un più 4,9 per cento mentre settembre segna un meno 2,9 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I dati trimestrali dell’Istat sono improntati alla assenza
di direzione. Non segnalano né una accelerazione né un rallentamento
dell’industria, avvenuta o in vista. L’unico segnale preoccupante è dato dal
dato di settembre degli ordinativi che se confermato sarebbe predittivo di un
rallentamento ma il dato negativo arriva in uno scenario di alta variabilità
del dato stesso.<o:p></o:p></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-24271982666016207212018-09-26T05:23:00.000-07:002018-09-26T05:23:06.070-07:00Ma come funziona (davvero) la norma che taglia le pensioni d’oro?<br />
<div class="MsoNormal">
Circola a manetta un simpatico disegno che esplica il
funzionamento della proposta di legge che taglia e ricalcola le pensioni d’oro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il disegnino è stato proposto, tra divertenti frizzi e lazzi,
dal profilo greco del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Sua
Eccellenza Luigi Di Maio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In particolare, Sua Eccellenza il Signor Ministro ha
accompagnato il suo disegnino esplicativo con la seguente frase:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
“Per quelli che ancora fanno finta di non aver capito come
funziona la nostra legge che abolisce le pensioni d'oro senza aver versato i
contributi, abbiamo fatto il disegnino <span style="mso-fareast-language: IT; mso-no-proof: yes;"><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
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<div class="MsoNormal">
Ora sono sicuro che lo capirà chiunque, compresi i
giornalisti de La Repubblica e il Giornale che la smetteranno di scrivere fake
news. Dite che lo faranno? Intanto condividiamo al massimo per informare quante
più persone possibili!<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Buona domenica!”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-fareast-language: IT; mso-no-proof: yes;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
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o:title=""/>
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<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcDP_Wefa2htjS-m0NmaR5T9qcuWn7TuufbYIIA_naoU4GWNBzz-fXqZuJQgmfYea8Wq-dfg7jcH3AhtuThFVoO15WlwMalf-_IYHxXk6mUcZoM_I6pcXElb57HcFKbrNQpNUKSSe-8R3X/s1600/Pensioni+oro+Disegno+Ministro.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="960" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcDP_Wefa2htjS-m0NmaR5T9qcuWn7TuufbYIIA_naoU4GWNBzz-fXqZuJQgmfYea8Wq-dfg7jcH3AhtuThFVoO15WlwMalf-_IYHxXk6mUcZoM_I6pcXElb57HcFKbrNQpNUKSSe-8R3X/s320/Pensioni+oro+Disegno+Ministro.png" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Solleticato da tanta simpatica verve mi sono deliziato nel
fare due cose, e sottolineo due, che appaiono totalmente innovative
nell’attuale scacchiere nazionale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ho letto la proposta di legge.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ho compreso i contenuti normativi della proposta di legge.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ho fatto un disegnino.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
Nel lasciare al personale intuito del lettore determinare
quali siano le due cose che risulterebbero innovative vi agevolo il disegnino
risultante dall'effettivo contenuto della proposta di legge.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZriReKiNj25ILMjsuPoOjfuVI9ShgpFQybWp1lJbnlWP3mYRzDNjQjpNl7MAeJhbM0chs-dKtUT-O3biuu_dnvjQCWRkAlONogVAeWB1spsiun3EqYuQVXhkr1k3oeBdcWawQlVKy4B6c/s1600/2018+09+Pensioni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1240" data-original-width="1240" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZriReKiNj25ILMjsuPoOjfuVI9ShgpFQybWp1lJbnlWP3mYRzDNjQjpNl7MAeJhbM0chs-dKtUT-O3biuu_dnvjQCWRkAlONogVAeWB1spsiun3EqYuQVXhkr1k3oeBdcWawQlVKy4B6c/s320/2018+09+Pensioni.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-fareast-language: IT; mso-no-proof: yes;"><!--[if gte vml 1]><v:shape
id="Immagine_x0020_2" o:spid="_x0000_i1025" type="#_x0000_t75" style='width:360.75pt;
height:360.75pt;visibility:visible;mso-wrap-style:square'>
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<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Gli effetti<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per comprendere appieno gli effetti del progetto di legge è
forse<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>opportuno fare un paio di esempi
pratici.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Un lavoratore ha versato 27 tetartopentacosiacontainerardi
di euro di contributi nel corso della sua vita lavorativa. Entità talmente
mostruosa da dargli diritto, in caso di pensione calcolata col sistema
contributivo, ad un assegno di circa 11 ziliardi di euro mensili. Questo lavoratore
percepisce, per una serie di sfortunati casi, un assegno di “appena” 120mila
euro lordi annuali, quindi una frazione infinitesimale di quella che sarebbe la
sua pensione a contributivo, ed è andato in pensione a 58 anni. Subisce il
taglio della pensione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Un altro lavoratore ha invece versato in tutta la sua vita
lavorativa un centesimo di euro di contributi. Per una serie di fortunosissime
circostanze questo lavoratore percepisce un assegno di<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>oltre 400mila euro annuali ed è andato in
pensione a 67 anni. Non subisce alcun taglio della pensione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La differenza che balza agli occhi è che uno dei due
disegnini rappresenta correttamente il titolo del progetto di legge, l’altro
invece rappresenta cosa effettivamente succederebbe se la norma fosse approvata
com’è adesso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Una piccola nota tecnica<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per chi ignorasse le misure di grandezze superiori alla
fracca, la secchiata, la palata e la pioggia vorrei far presente che il
tetartopentacosiacontainerardo corrisponde al contenuto di 40 container standard
pieni zeppi di pezzi da 500, in questo caso di euro. Ovvero diverse centinaia
di fracche ed alcune migliaia di secchiate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-82198473219836429112018-09-24T12:24:00.000-07:002018-09-24T12:24:01.627-07:00Di Casta, di élite, di Rizzo e di fandonie<br />
<div class="MsoNormal">
Qualche giorno fa Sergio Rizzo ha pubblicato un lungo e
puntiglioso articolo in cui stigmatizzava il fatto che ormai in molti Paesi
sviluppati sia in atto un totale rigetto nei confronti delle “élite intelletualoidi”
che vengono ormai viste come nemico da abbattere, l’incarnazione di un concetto
che ha fatto felice sia Rizzo che il suo compagno di merende, Stella: la Casta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Sembrerebbe emergere quasi un pentimento da parte del nostro
autore preferito di fantacontabilità, una presa di coscienza del fatto che
potrebbe essere stato un tantinello esagerato portare avanti per oltre un
decennio una campagna di annichilimento nei confronti della Pubblica
Amministrazione del Belpaese; un decennio che ha portato certamente notevoli
incassi al dinamico duo Rizzo e Stella in termini di diritto d’autore ma che ha
avuto anche effetti collaterali di cui Rizzo comincia, evidentemente, ad
accorgersi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ed onestamente appare davvero singolare che il nostro eroe
non si sia accorto di quello che succedeva mentre gli arrivavano gli accrediti
dal suo editore. Possibile che non si sia mai accorto che il giornale per cui
lavorava riportava più e più volte un dettagliato confronto tra i costi delle
Corti Costituzionali italiana e, sic, inglese. Con tanto di figurine, grafici,
totalini e con il piccolo dettaglio che una Corte Costituzionale inglese non
esiste e non può esistere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Possibile che non si sia mai accorto, ad esempio, che mentre
accusava la Camera dei deputati italiana di costare il doppio od il triplo
della corrispondente camera inglese, tranquilli questa almeno esiste e si
chiama House of Commons, il costo complessivo della HoC è invece pari a circa
il doppio del costo della Camera dei deputati, solo che gli albionici hanno i
propri costi spalmati su una mezza dozzina di bilanci. Una addizione non mi
sembra un’impresa titanica, neanche per Rizzo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ infine possibile che quando il suo confratello di sangue
e d’Iban, Stella, ha pubblicato un’accuratissima analisi in merito al costo
dell’elettricista della Camera dei deputati, figura totalmente inesistente,
fosse ancora distratto dagli accrediti dell’editore. In questo caso non era
necessario neanche fare lo sforzo di fare una addizione, gli sarebbe bastato
digitare le quattro cifre del centralino della Camera per apprendere della non
esistenza di elettricisti alla Camera.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ un pochettino tardi per cercare di mettere una toppa a
dieci anni di pieno funzionamento di una giocosa macchinetta spargiletame, per
cui l’unico commento da fare in questo frangente sarebbe la citazione di un
noto giocatore tedesco di pallone cazziato in maniera pittoresca dal grande
Trapattoni<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-63761317961276699452018-09-13T12:54:00.000-07:002018-09-13T23:32:37.819-07:00Pensioni. Quota 100 o “Soluzione Montecitorio”?<br />
<div class="MsoNormal">
Ci si potrebbe quasi regolare l’orologio sul ciclo
circadiano delle discussioni in tema di pensioni. Che rientrano in ballo ogni
volta che si comincia a discutere di coperture, di fondi, insomma di soldi pubblici.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il tema odierno è il superamento della Legge Fornero e la
proposta corrente è quella di superarla in senso migliorativo, ovvero rendendo
possibile il pensionamento in maniera leggermente anticipata rispetto a quando
previsto dalla Fornero. In una realtà come quella dei dipendenti della Camera
dei deputati la Legge Fornero è invece stata completamente abbandonata,
un’esperienza da cui si può trarre qualche utile indicazione per il futuro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p><br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La cosiddetta quota 100<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La proposta in giro da un po’ è indirizzata ad istituire un
accesso al pensionamento con il raggiungimento della cosiddetta quota 100.
Quando cioè la somma tra età ed anzianità contributiva raggiunge 100 il
lavoratore conquista il diritto al pensionamento. Ovviamente ciò potrebbe
portare a risultanti diversi a seconda dell’età di inizio del lavoro. Ad
esempio un lavoratore precoce che abbia iniziato a 16 anni potrebbe maturare il
diritto a pensione già a 58 anni. Chi avesse cominciato a 20 anni potrebbe
invece andare in pensione a 60.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per evitare pensionamenti troppo anticipati la proposta in
giro oggi istituirebbe una ulteriore limitazione, quello di una età minima, ad
esempio 62 anni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La cosiddetta “Soluzione Montecitorio” e le differenze con
la Fornero<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A Montecitorio la Fornero è già stata superata da tempo.
Sfruttando infatti l’autonomia della Camera è stato possibile disattendere la
riforma Fornero in più parti. Vediamo le differenze.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Pensione di vecchiaia. Mentre la Fornero prevede per
quest’anno una età per il pensionamento di vecchiaia pari a 66 e 7 mesi, età
che sale a 67 il prossimo anno, la Camera ha deciso di evitare l’innalzamento
alla fine di quest’anno portando l’età di pensionamento a 67 anni già dal 2018.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Pensione anticipata. La Fornero prevede il diritto a
pensionamento anticipato con 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le
donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. A Montecitorio il diritto a pensione
anticipata è soppresso, al momento per un triennio. Al suo posto potranno
accedere a pensione un numero prefissato di unità, per la precisione otto, per
ciascuna delle quattro finestre pensionistiche previste. Accederanno quindi a
pensione anticipata solo 32 dipendenti annui, precisamente i 32 con la maggiore
anzianità contributiva.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Gli effetti della “Soluzione Montecitorio”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La soppressione del diritto a pensione di anzianità e la sua
sostituzione con un contingentamento avrà i primi effetti consistenti a partire
dal 2019. E’ stato infatti adottato dalla Presidenza Boldrini alla fine del
2017 con effetto dal 2018. Progressivamente, infatti, l’anzianità contributiva
per accedere al trattamento pensionistico dovrebbe salire fino ad un punto di
equilibrio in cui tenderà a stabilizzarsi. Man mano che si alza l’anzianità
contributiva richiesta per posizionarsi tra i primi 8 di ciascuna finestra
aumenta parallelamente la possibilità che questi candidati raggiungano i 67
anni di età ed accedano quindi alla pensione di vecchiaia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Perché la “Soluzione Montecitorio” potrebbe essere la
riforma pensionistica definitiva<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se si adottasse su scala nazionale la soluzione adottata a
Montecitorio questa potrebbe risultare come l’ultima riforma pensionistica per
il Paese, ma come dovrebbe funzionare in pratica?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In buona sostanza si istituirebbe un automatismo correlato
al numero di decessi di titolari di pensione nell’anno precedente, automatismo
flessibilizzato da taluni parametri. Come spesso avviene un esempio chiarirà
meglio il discorso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ipotizziamo che quest’anno, nel 2018, vengano a mancare
500mila persone titolari di assegno pensionistico e che l’anno prossimo, nel
2019, 400mila persone non ancora pensionate compiano 67 anni e quindi possano
accedere a pensione di vecchiaia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Sarebbero disponibili per il pensionamento anticipato
100mila posti, le 100mila persone con anzianità contributiva maggiore
potrebbero quindi accedere a pensione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Attenzione però, questo numero di 100mila persone
pensionabili potrebbe essere modificato sulla base di alcuni parametri. Ad
esempio se l’importo medio delle pensioni dei 500mila nuovi pensionati del 2019
fosse più basso di quello dei 500mila pensionati venuti a mancare si potrebbe
pensare di aumentare il numero di pensioni anticipate disponibili. Ovvero si
aumenterebbe il numero delle pensioni in essere a parità, circa, di spesa
complessiva.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se invece si verificasse un incremento del Pil si potrebbe
pensare di incrementare la spesa pensionistica della medesima percentuale, si
otterrebbe un maggior numero di pensionamenti ed un incremento della spesa in
pensioni tenendo però stabile il rapporto tra spesa previdenziale e Pil.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Varrebbe ovviamente anche un mix delle due variazioni
precedenti o una pesatura differente degli anni contributivi sulla base del
lavoro effettivamente svolto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Una riforma pensionistica di questo genere potrebbe
eliminare dal dibattito politico il tema delle riforme pensionistiche per
sempre, lasciando alla responsabilità dei singoli governi la possibilità di
intervenire sul contingente da adottare per le pensioni anticipate per ciascun
anno, con una discrezionalità ridotta dalla necessità di restare all’interno di
parametri prefissati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-27254868648040386552018-07-05T01:51:00.001-07:002018-07-05T01:51:28.879-07:00Dalla curva di Laffer al box di Laffer. La tridimensionalizzazione della Curva di Laffer mediante l’applicazione della variabile tempo<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">La
Curva di Laffer è la curva che lega il totale delle entrate di un Paese alla
sua pressione fiscale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Nella
forma più semplice, ovvero bidimensionale, nota ai più, essa prevede
l’esistenza di un introito in tasse da parte dello Stato pari a zero in caso di
pressione fiscale pari a zero e di un medesimo introito fiscale pari a zero in
caso di pressione fiscale pari al 100 per cento. Il perché di questa affermazione
è, tutto sommato, piuttosto evidente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Se
lo Stato non opera alcuna imposizione fiscale non avrà alcun introito fiscale,
e se invece adotta una pressione fiscale pari al 100 per cento nessuno sarà
disposto a lavorare e quindi l’introito fiscale sarà comunque pari a zero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Il
percorso di questa parabola bidimensionale è piuttosto controverso, vediamolo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;"><o:p><br /></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">La
parabola della curva di Laffer<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">La
curva di Laffer, costruendola graficamente su un sistema di assi cartesiani
avente sull’asse delle X la pressione fiscale e sull’asse delle Y gli introiti
dello stato vedrebbe una crescita costante e regolare nella zona più prossima
al punto di origine.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Con
la pressione fiscale al 5 per cento gli introiti dello Stato sarebbero pari al
5 per cento della ricchezza prodotta nel Paese, con un incremento al 10 per
cento della pressione fiscale si passerebbe ad un totale degli introiti pari al
10 per cento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">All’estremo
destro troveremmo invece una pressione fiscale del 100 per cento cui
corrisponderebbe un introito da parte dello Stato pari a zero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">L’andamento
della curva tra i due estremi disegnerebbe una parabola, in quanto
all’aumentare della pressione fiscale gli introiti dello stato inizialmente
salirebbero meno dell’incremento della tassazione per poi cominciare nettamente
a scendere. Questo avverrebbe perché i cittadini deciderebbero di smetter di
lavorare per non pagare tasse.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Graficamente
vedremmo gli introiti salire fino a raggiungere un punto di massimo (che
potremmo chiamare MaxT) da quel momento in poi, all’aumentare della pressione
fiscale gli introiti si ridurrebbero fino ad arrivare a zero con una pressione
fiscale pari a cento in quanto nessuno lavorerebbe se il 100 per cento di ciò
che guadagna venisse trattenuto come tasse.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Dove
si posiziona il punto di massimo?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Aspre
discussioni si sono svolte sul posizionamento del punto di massimizzazione
degli introiti. In realtà non esiste una risposta univoca ed universale. Non
possiamo dire che il massimo degli introiti statali si otterrà al 45, al 57 o
al 67 per cento di imposizione fiscale poiché ad impattare su tale misura ci
sono variabili variegate e ben assortite. Tralasciando il livello di
effettività del controllo in campo fiscale che meriterebbe un discorso a parte,
un forte orgoglio nazionale, una diffusa sensazione di benessere sociale, un
riconoscimento evidente dei servizi offerti dallo Stato, ad esempio, potrebbero
alzare questo punto mentre una diffusa sfiducia nel Paese e nelle Istituzioni,
la percezione di una diffusa corruzione ed una bella spinta individualistica
potrebbero portare ad un suo abbassamento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Una
serie di fattori sociali, sociologici e psicologici potrebbero quindi portare
ad ampi scostamenti del punto di MaxT.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Ma
dove si vogliono posizionare i Paesi?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Pur
mancando una misura certa del punto di MaxT è evidente che i singoli Paesi
cercheranno di posizionarsi alla sua sinistra. In presenza infatti di una curva
paraboloide il medesimo livello di introiti si otterrà sia a sinistra che a
destra del punto di massimo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Riuscire
a decidere il proprio posizionamento in mancanza della conoscenza del punto di
riferimento, ovvero posizionarsi a sinistra di qualcosa di cui si ignora la
posizione, ha evidenti difficoltà, ma sarà comunque quello il punto cui
mireranno le politiche fiscali di ciascun Paese.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">I
problemi della bidimensionalità della curva di Laffer<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">La
curva di Laffer trova, in realtà, una sola conferma, ovvero con pressione
fiscale pari a zero gli introiti dello stato saranno pari a zero.<br />
Ipotizzando una pressione fiscale pari a cento gli introiti statali infatti non
si azzererebbero, almeno non nel breve e medio periodo, ma impiegherebbero decenni
ad azzerarsi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Nel
breve periodo anzi gli introiti fiscali sarebbero molto vicini al 100 per cento
dei redditi prodotti in quanto pochi lascerebbero il proprio lavoro o
smetterebbero la propria attività a causa di una ipertassazione percepita come
temporanea.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Se
ad esempio il Governo annunciasse che la tassazione sarà al 100 per cento per
tutta la prossima settimana io non lascerei il mio lavoro alla Camera dei
deputati, così come non si dimetterebbero il bancario 50enne, l’addetta alle
pulizie 38enne, il cuoco 46enne. Tutti continueremmo a lavorare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">L’introito
non sarebbe però del 100 per cento perché chiunque si troverà nella possibilità
di ritardare il momento impositivo sfrutterà questa occasione, non emetterà
documentazione fiscale fino alla settimana successiva, in cui si attende un
ritorno alla normalità della tassazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">La
creazione del punto paradosso<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Cosa
avverrebbe però se l’imposizione al 100 per cento venisse poi prorogata a tempo
indefinito? Si potrebbe creare una sorta di paradosso in quanto chi abbia
sfruttato la possibilità di differire il proprio momento impositivo sarebbe
spinto ad attuarlo anche in presenza di una imposizione fiscale totale. In
molti Paesi, come in Italia, la misura della pensione è infatti parametrata
all’entità dei contributi versati e quindi emettere il documento fiscale per
una prestazione già svolta nel periodo che si immaginava temporaneo potrebbe
convenire perché aumenterà l’assegno pensionistico che si verrà a maturare in
un tempo futuro. Conviene cioè, alla fin fine, fatturare anche non incassando
alcunché perché in un domani avrò una pensione un pochino più elevata. Ciò
potrebbe portare ad introiti fiscali addirittura superiori ai redditi prodotti,
seppur per un brevissimo periodo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">E
a proposito di pensioni<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">E
sono proprio le pensioni ad allungare di decenni l’azzeramento delle entrate
fiscali. Le pensioni attualmente in pagamento, infatti, continuerebbero ad
essere versate ai singoli percettori ma con un importo pari a zero, ovvero per
ogni euro di pensione versata si effettuerebbe un euro di ritenuta fiscale che,
vale la pena ricordarlo, è un introito per lo stato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Ma
attenzione, gli introiti fiscali non si azzererebbero con il decesso
dell’ultimo pensionato di oggi. Coloro i quali abbiano già maturato un diritto
a pensione, in Italia bastano cinque anni di versamenti all’Inps, si vedranno
accreditare allo scattare dell’età di pensione un assegno tassato al 100 per
cento, ovvero pari a zero, che comunque costituirà un introito fiscale per lo
Stato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Al
momento del decesso dell’ultima persona che oggi ha maturato il diritto a
pensione, e come detto in Italia bastano cinque anni di contribuzione, e solo
allora il livello di introiti fiscali corrispondente ad una tassazione al 100
per cento sarà pari a zero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Il
box di Laffer<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">La
curva di Laffer rappresenta quindi la situazione in un Paese dopo che un
determinato livello di tassazione è stato mantenuto per una settantina di anni.
Applicando la variabile tempo alla curva di Laffer e costruendo quindi il box
essa ne costituisce la faccia posteriore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 10.0pt;">Nel
breve periodo invece, nella faccia anteriore, la forma sarà del tutto differente
in quanto presenterà una grossa rigidità, nessuno modificherà le proprie
abitudini se la tassazione al 100 per cento fosse prevista per un secondo,
un’ora o un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>giorno. Ovviamente si
adotterebbero tecniche elusive, quali ad esempio il ritardo della fatturazione,
cosa che potrebbe, e vorrei sottolineare potrebbe, causare un brevissimo
periodo in cui gli introiti fiscali siano superiori ai redditi prodotti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-48110045283162489112018-06-20T05:20:00.000-07:002018-06-20T05:20:00.198-07:00La Grecia e la sua ammissione tardiva al QE. Due soluzioni possibili<br />
<div class="MsoNormal">
Cominciamo con una precisazione estremamente importante. Il
recente annuncio di Mario Draghi riguarda la fine del Quantitative easing da
parte della BCE entro la fine di quest’anno. La BCE quindi completerà i suoi
acquisti netti a dicembre. Ma va sottolineato come ciò non significhi affatto
la fine degli acquisti, questi continueranno ancora per anni ma saranno pari
all’entità dei titoli che man mano andranno a scadenza e saranno quindi
rimborsati, ad esempio se scadono 30 miliardi di euro di titoli la BCE ne
ricomprerà 30 miliardi di nuovi, lo stock dei titoli in mano agli uomini di
Draghi resta uguale, l’acquisto netto è pari a zero ma ci saranno comunque 30
miliardi di acquisti da parte della BCE. Sarà solo tra qualche anno che la BCE
comincerà ad acquistare un po’ meno titoli di quelli che ha in mano e arrivano
a scadenza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Una precisazione superflua? Forse no<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E’ estremamente
importante tenere bene a mente questa differenza tra acquisti netti e acquisti,
in particolare per un Paese come la Grecia che è restato finora fuori del QE.
Poiché se da un lato si è chiusa la porta principale d’ingresso al programma di
aiuti potrebbe aprirsi un’altra porta che consentirebbe alla Repubblica
ellenica di godere di benefici simili a quelli goduti dai Paesi già inclusi
negli acquisti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Eleggibilità greca. Cosa succederà quando arriverà?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel momento in cui i titoli greci divenissero eleggibili per
l’acquisto da parte della BCE all’interno del QE, ciò dipende dal rating
assegnato al debito greco, non ci saranno più, con ogni probabilità, acquisti
netti da parte della BCE. La Grecia però potrebbe, dovrebbe ed inoltre avrebbe
il pieno diritto di richiedere l’inserimento dei propri titoli nel prosieguo
del programma. Ovvero al momento della scadenza dei vari titoli in mano alla
BCE l’istituto di Francoforte non dovrebbe riacquistare solo i titoli dei Paesi
che hanno emesso i titoli scaduti ma rimodulare l’acquisto in maniera da
inserire anche un pacchetto di titoli greci. Ciò terrebbe l’acquisto netto
complessivo da parte della BCE pari a zero, con un acquisto netto negativo per
il Paese o i Paesi di cui arrivano a scadenza i titoli ed un acquisto netto positivo
per la Grecia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In questo modo la Grecia godrebbe, seppur in maniera
limitata e ritardata dei medesimi vantaggi di cui hanno goduto i Paesi inseriti
dall’inizio nel QE.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Acquisti netti per la Grecia, ma in quale quantità?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In quale percentuale andrebbero acquistati i titoli greci in
rapporto ai titoli che man mano arrivano a scadenza? Le soluzioni sono
sostanzialmente due, la prima sarebbe la soluzione da minimo sindacale, ovvero
andrebbero acquistati titoli greci in percentuale pari alla quota di titoli
greci che si sarebbe avuta in mano alla BCE se la Grecia avesse partecipato al
QE.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Un esempio chiarirà meglio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se la Grecia avesse partecipato al QE la BCE avrebbe
acquistato titoli greci, ad esempio, in misura pari al 5 per cento del totale
dei titoli complessivamente acquistati all’interno del programma, e allora su
ogni scadenza titoli la BCE acquisterà il 95 per cento in titoli dei Paesi che
avevano emesso i titoli scaduti ed il 5 per cento in titoli greci.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ciò comporterebbe però tempi biblici per arrivare ad una
partecipazione del 5 per cento dei titoli greci allo stock complessivo dei
titoli detenuti dalla BCE.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La soluzione ottimale. Un multiplo<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se però il professor Tsakalotos riuscisse nell’impresa di
mettere d’accordo Francoforte e Bruxelles sul punto si potrebbe rivendicare,
tra l’altro con piena ragione, l’acquisto di un multiplo della quota di
spettanza greca, fino al raggiungimento della quota all’interno dello stock di
titoli in mano alla BCE.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Quindi per ogni scadenza titoli si acquisterebbero l’85 o il
90 per cento in titoli dei Paesi i cui titoli erano arrivati a scadenza ed il
15 o il 10 per cento di titoli greci. Ciò fino al raggiungimento della quota
spettante alla Grecia all’interno dello stock di titoli in mano alla BCE.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Effetti per la Grecia e per gli altri Paesi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per i Paesi già inseriti nel QE ciò comporterebbe una
piccola anticipazione della reale fine del QE, con l’obbligo di rimborsare o
finanziare sul mercato una parte seppur piccina dei titoli in scadenza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per la piccola economia greca sarebbe un vero e proprio QE,
seppur ridotto e ritardato, che potrebbe aiutare Atene nel rientro a tempo
pieno sui mercati, tra l’altro questo aiuto arriverebbe proprio quando ai piedi
del Partenone se ne sente maggiormente la necessità con la definitiva uscita
dai programmi di assistenza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-88388296328410615032018-06-05T19:00:00.000-07:002018-06-05T19:00:07.870-07:00Pil 1° Trimestre 2018. Italia nella polvere, Grecia sugli scudi e la Germania solleva dubbi<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Interessanti i dati relativi alla crescita dei Pil nei Paesi europei nel primo trimestre del 2018. Si conferma una buona crescita per l’area Euro, una crescita in accelerazione per la Grecia ed asfittica per l’Italia.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
</div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Qualche dato</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
L’area Euro cresce nel primo trimestre 2018 dello 0.4 per cento congiunturale, rispetto al trimestre precedente, e del 2,5 per cento tendenziale, nei confronti del primo trimestre 2017.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
L’Italia cresce dello 0.3 per cento congiunturale e del’1,4 per cento tendenziale.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
La Grecia cresce dello 0,8 per cento congiunturale e del 2,3 per cento tendenziale.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
La Germania 0,3 e 2,3.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
La Francia 0,2 e 2,2.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Il Regno Unito 0,1 e 1,2.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Gli USA 0,5 e 2,8.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Da notare quindi la accelerazione nel primo trimestre 2018 della Repubblica Ellenica che lancia forti segnali di vitalità e per cui i primi dati sull’andamento dei flussi turistici fanno prefigurare risultati ancor più brillanti nel secondo trimestre.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Rilevante anche l’asfissia della crescita italica, che è invece in attesa di scontare gli eventuali effetti della profonda incertezza politica verificatasi nel secondo trimestre.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Da notare la differenza dinamica tra le crescite annuali greche e tedesche. La Germania fa infatti più 2,3 per cento annuale di cui 0,3 nel quarto trimestre del periodo mentre la Grecia fa segnare il medesimo 2,3 per cento annuale di cui ben lo 0,8 per cento nell’ultimo trimestre del periodo. Una differenza di velocità d’uscita davvero notevole.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
I contenuti della crescita</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Da notare anche le differenze tra i contenuti della crescita italiana e greca. In Grecia aumentano le esportazioni, diminuiscono le importazioni e un pochino i consumi. In Italia aumentano un pochino i consumi e diminuiscono importazioni ed esportazioni. Un segnale preoccupante per il nostro Paese.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
Dalla Germania arriva qualche dubbio</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
In un articolo dettagliato del quotidiano finanziario Handelsblatt sottolinea come i dati economici della Grecia nascondano delle trappole, secondo Handelsblatt infatti la crescita inaspettatamente elevata del PIL sarebbe dovuta principalmente alle esportazioni di beni e servizi, che fanno segnare più 7,6% rispetto allo scorso anno. Ma ci sono anche ombre con i consumi che sono diminuiti dello 0,3% rispetto all'anno precedente e gli investimenti che sono calati del 10,4% rispetto al trimestre precedente e del 28,1% rispetto all'anno precedente.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
E quindi</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
L’Italia continua ostinatamente a non crescere e i piccoli passettini fatti finora potrebbero andar persi nella nebbia dell’incertezza del secondo trimestre. La Germania sembra meno brillante e destinata a perdere lo smalto della crescita degli scorsi anni. La Grecia promette di andare oltre le previsioni di crescita e di dare ancora grandi soddisfazioni ai pochi valorosi del Gruppo Sirtaki, coloro che hanno investito in titoli greci quando tutti ne fuggivano.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: #fafafa; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 16px;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-42248647789651938952018-05-25T11:16:00.000-07:002018-05-25T11:16:03.491-07:00Spread. Sorpasso Italia – Grecia entro l’estate?<div class="itemIntroText" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #444444; font-family: "Open Sans", sans-serif; font-size: 18px; font-weight: bold; line-height: 24px; padding: 4px 0px 12px;">
<div class="p1" style="box-sizing: border-box; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
</div>
<div class="p1" style="background: white; line-height: 18.0pt; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">Lo spread, la differenza di rendimento tra i titoli di stato
italiani e quelli attualmente di riferimento, quelli tedeschi, ha comodamente
preso possesso del centro palcoscenico, luogo dove resterà nei prossimi mesi. E
visto che spesso, quando si parla di spread, si sente ripetere la litania “la
Grecia è vicina” è forse il caso di notare come ormai la domanda relativa
all’andamento degli spread italiano e greco non è più se avverrà il sorpasso,
ma quando</span></span><span class="s1"><span style="color: black; font-size: 10.5pt;">.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="p1" style="background: white; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">E a quest’ultima
domanda, quando lo spread italiano sorpasserà quello greco, ipotizziamo una
risposta. Il sorpasso potrebbe infatti avvenire entro il tramonto di questa
dell’estate, o meglio entro la fine del mese di settembre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="p1" style="background: white; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="p1" style="background: white; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><br /></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><span style="box-sizing: border-box;">Qualche dato.</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">In questi giorni lo spread
dei titoli di riferimento italiani a dieci anni nei confronti dei Bund tedeschi
di pari scadenza ha avuto qualche sobbalzo ma ha girato intorno ai 190 punti
base che sarà il livello che utilizzeremo qui. Anche il titolo greco con
scadenza decennale ha avuto sobbalzi ma con uno spread che si è aggirato
intorno ai 380 punti base. E’ certo utile ricordare che lo spread è espresso in
punti base, ovvero in centesimi di punto percentuale, ad esempio se il titolo
di riferimento paga lo 0,37 per cento ed io ho uno spread di 50 allora pagherò
0,87 per cento infatti 87 centesimi è uguale ai 37 centesimi del titolo di
riferimento più i 50 dello spread.</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><span style="box-sizing: border-box;">Le tre possibili modalità di
sorpasso</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">Sono tre le modalità in cui
potrebbe avvenire il sorpasso, con improvviso rialzo dello spread del nostro
Paese, con un improvviso ribasso dello spread ellenico o infine, ed è la
soluzione meno cruenta e più probabile, con uno spostamento di entrambi gli
indici in direzioni opposte, il nostro spread in salita e quello greco in
discesa, tali da farli incontrare lungo il cammino.</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><span style="box-sizing: border-box;">Prima ipotesi. Un nostro balzo</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">E’ piuttosto improbabile che
nei prossimi mesi il nuovo Governo riesca a compiere azioni ed atti
particolarmente invise ai mercati. L’effetto quindi dovrebbe limitarsi agli
esiti di annunci, seppur roboanti. Il rischio reale, quello davvero impattante,
sarebbe relativo alla possibilità di un downgrade da parte delle agenzie di
rating, cosa che per una normativa piuttosto agghiacciante e che meriterebbe
ampiamente una profonda modifica, impedirebbe alla BCE di continuare ad
acquistare i nostri titoli di Stato all’interno del programma di quantitative
easing. Ciò causerebbe una impennata clamorosa dello spread. Ritengo comunque
che questa ipotesi abbia una probabilità di realizzazione davvero marginale.</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><span style="box-sizing: border-box;">Seconda ipotesi. Un tracollo
dello spread greco</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">Anche se ormai la Grecia ha i
conti pubblici decisamente migliori dei nostri con un avanzo finale di
amministrazione, una crescita quasi doppia rispetto alla nostra ed il rapporto
debito/Pil che sembra destinato ad incanalarsi verso una discesa piuttosto
rapida l’unico modo in cui si potrebbe realizzare un vero tracollo dello spread
sarebbe l’ammissione dei propri titoli al QE della BCE. Questa ipotesi
sembrerebbe ancora lontana in quanto i titoli non godono ancora del rating
adeguato per l’acquisto da parte degli uomini di Mario Draghi. Anche questa
ipotesi sembra quindi decisamente improbabile.</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><span style="box-sizing: border-box;">Terza ipotesi. L’incontro a
metà strada</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">Il sentiero dei due spread
sembra essere avviato ad un incontro a metà strada. Da parte nostra le
incertezze sulla formazione del Governo hanno pesato finora e da ora in poi
potrebbero invece pesare le certezze. Da parte greca invece sembrerebbe
avviarsi una stagione estiva ancora foriera di record turistici, nuova
occupazione, fatturato ed entrate tributarie. A dare l’aiuto finale potrebbe
inoltre intervenire una uscita più o meno controllata dal programma di aiuti ed
una ridefinizione di alcuni aspetti del debito istituzionale, in particolare
rispetto a rimborsi e periodo di grazia degli interessi, che ne aumenterebbe la
sostenibilità senza intaccare il totale nominale. D’altra parte il Fondo
Monetario Internazionale ha già affermato che il debito greco è sostenibile
fino al 2030, mentre nella mia personale opinione con qualche piccolo
aggiustamento lo sarà molto più di quello italiano.</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><span style="box-sizing: border-box;">E quindi</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">Il sorpasso dello spread
italiano contro quello greco entro la fine del mese di settembre è un evento
estremamente probabile, ma non certo. Non avrebbe effetti disastrosi, se non
per il dito indice, che potrebbe diventare lievemente ipertrofico, di chi lo
punta e dice “faremo la fine della Grecia”; e non avrebbe effetti disastrosi
perché potrebbe avvenire su livelli tutto sommato ancora accettabili, il grosso
del problema infatti sorgerebbe in caso di downgrade del rating.</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="p2" style="background: white; box-sizing: border-box; margin-bottom: 7.5pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span class="s1"><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;">In ogni caso, anche laddove
questo sorpasso avvenisse, non diventerebbe comunque conveniente per chi lavora
in Italia investire in titoli di Stato del nostro Paese.</span></span></span><span style="color: black; font-family: "Open Sans","sans-serif"; font-size: 10.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-86116614318624222372018-05-16T07:48:00.000-07:002018-05-16T07:48:07.102-07:00Impiegati pubblici in Italia. Talmente pochi da mettere a rischio la tenuta del sistema<br />
<div class="MsoNormal">
Colpisce sempre la ormai macroscopica differenza tra la
narrazione a proposito del Pubblico Impiego e la realtà descritta dai numeri .<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A fronte infatti di un numero di dipendenti pubblici
descritto come assolutamente eccessivo, una pletora, uno sterminato esercito
gli aridi numeri ci dicono che l’Italia è un paese che ha molti meno dipendenti
pubblici della media, così pochi da poter definire l’occupazione nella PA in
Italia ‘anormalmente bassa’. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Lo studio di ADAPT<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
ADAPT, che come si legge dal loro sito è “l’associazione
senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una
ottica internazionale e comparata, studi e ricerche nell’ambito delle relazioni
industriali e di lavoro”, ha diffuso uno studio sul pubblico impiego in Italia,
soprattutto in rapporto a Paesi a noi simili o comunque confrontabili.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Oltre ad una parte relativa ai meri dati è presente una
parte propositiva contenente una serie di proposte per affrontare la questione.
Qui vedremo in breve la sola parte numerica.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Occupati nella PA <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il numero di occupati nella PA per 1.000 abitanti vede
ultima l’Italia con 48,9 occupati. In testa alla classifica<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la Svezia, con 141 occupati per 1.000
abitanti. Seguono la Francia, 83,2. Al terzo posto il Regno Unito con 78. Al
quarto gli USA con 70,9. Poi la Spagna, 60,5, la Grecia , 56,5 e la Germania
con 52,5.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il risultato per noi varia di poco, passiamo da ultimi a penultimi,
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>anche tenendo conto delle
privatizzazioni effettuate nel nostro Paese negli scorsi o <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Inserendo infatti nel conteggio il numero degli occupati in
settori tipicamente pubblici la classifica vede in testa gli USA con 179,9
occupati per ogni 1.000 abitanti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A seguire la Svezia con 170,3, il Regno Unito con 151,5, la
Germania con 134, la Francia con 133,3, la Spagna con 88,4, l’Italia con 81 e
la Grecia con 78,2.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il terzetto di coda solleva questioni<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Inquietante il terzetto di coda. La trilogia Spagna, Grecia
e Italia è infatti quella che ha pagato di più la crisi e secondo Adapt ci
sarebbe un legame.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se infatti paesi virtuosi in termini di tasso di
disoccupazione avessero lo stesso rapporto di dipendenti pubblici che abbiamo
noi il loro tasso di disoccupazione perderebbe ogni virtù e supererebbe di gran
lunga l’ 11,7 per cento del Belpaese.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In particolare la Francia passerebbe dal 10,1 al 21,8 per
cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La Germania passerebbe dal 4,1 al 14,6 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il Regno Unito dal 4,8 al 18,5 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La narrazione catastrofista si dimostra sempre più
autolesionista, l’insistenza con cui si chiedono tagli al pubblico impiego
rischia infatti di avere successo e di aggravare ancor più una situazione che
sta già danneggiando il nostro Paese. E’ infatti colpa di chi fa informazione e
non riesce a valorizzare i dati reali se resta ancora diffusa una idea ormai
sconnessa dalla realtà sui numeri del Pubblico Impiego.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-75537942039345680482018-05-09T12:42:00.000-07:002018-05-09T12:42:07.612-07:00Le Folli Follie di quella che potrebbe diventare la Parmalat greca<br />
<div class="MsoNormal">
Una delle maggiori aziende quotate sul mercato greco, la
Folli Follie, è accusata di aver truccato i suoi report. Il valore di mercato
che era circa 1,1 miliardi di euro la scorsa settimana è crollato di quasi il
60 per cento. Circa 500 milioni di capitalizzazione bruciati in due sedute e
l’accusa di poter essere la prossima Parmalat.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La storia in breve<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il gruppo greco Folli Follie è un marchio di produzione e
distribuzione nel settore del fashion e del lusso, un marchio accreditato di
una forte crescita e di una fortissima presenza internazionale, con circa 630
punti vendita in tutto il mondo e un fatturato provenienti dall’Asia pari ad
oltre un miliardo di euro annui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Gabriele Grego ha scritto per la Quintessential Capital
Management un report investigativo dal titolo “Folli Follie: The other greek
Parmalat” in cui accusa la società di aver gonfiato o comunque artefatto in
qualche modo i propri conti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
POS<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In particolare Grego afferma che i numeri di punti vendita
nel mondo non sarebbero i 630 menzionati negli allegati al bilancio del 2016
della Folli Follie ma solo 289. Gli altri POS (point of sale – punti vendita)
sembrerebbero aver cessato le proprie operazioni. Si sarebbe arrivati a questo
numero con una approfondita indagine sul terreno, ovvero andando letteralmente
sul posto a vedere il singolo negozio, che sarebbe stato trovato chiuso o
ridotto ad un livello trascurabile, ad esempio una piccola vetrina di
esposizione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La Folli Follie risponde che QCM ha dato un numero errato in
quanto il numero di POS si è ridotto dai 630 del 2016 ai 587 di fine 2017, ma
ben lungi dai 289 calcolati da QCM.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Impronta digitale<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Inoltre la QCM avrebbe condotto un audit sulla presenza
della Folli Follie in rete, controllando traffico sul sito e popolarità online
e confrontandola con i suoi competitors. Da tale verifiche emergerebbe
l’impronta on line di una società decisamente più piccola.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Folli Follie ha risposto che QCM ha sbagliato i suoi calcoli
in quanto ha sopravvalutato il peso di Instagram e Facebook che sono
inaccessibili in Cina, mercato dove la Folli Follie sarebbe molto performante,
al loro posto andava invece pesata, sempre secondo FF, l’impronta digitale
sulla piattaforma cinese Weibo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Inoltre<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Sarebbero state sopravvalutate alcune poste di bilancio
decisamente significative, quali il fatturato proveniente dall’Asia e sarebbe
stata scelta ad hoc una società di revisione poco nota. La Folli Follie ha
risposto anche su questo punto sottolineando come le società citate da QCM per
smentire i dati sul fatturato asiatico del gruppo costituiscano solo una
piccola porzione delle vendite nell’area e come la società di rating
selezionata abbia circa 6.500 dipendenti ed operi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in oltre 70 Paesi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E non dimentichiamo<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La QCM dichiara di essere short sul titolo. Il che significa
che più il titolo scende e più QCM guadagna. Ha quindi lecitamente scommesso
sul ribasso del titolo e poi creato le condizioni perché questo si verifichi,
diffondendo dati che chiunque poteva ricavare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La partita si è aperta in maniera brutale, il titolo della
Folli Follie, che la settimana scorsa viaggiava sui 17 euro al pezzo, va oggi
intorno ai 7, e non può scendere oltre perché ha già sfruttato tutto il meno 30
per cento giornaliero fissato come limite di scostamento quotidiano dalle
regole ateniesi di borsa. Il FTSE di Atene viaggia invece intorno ai meno 0,80
per cento. La Folli Follie sembrerebbe destinata ad essere annichilita dal
feroce assalto condotto da Grego e dai suoi uomini, e forse in casi del genere
emerge l’esperienza di Grego come paracadutista militare, ma va comunque attesa
la fine della battaglia, o dell’indagine dell’autorità borsistica greca, per
capire come andrà veramente a finire.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Per il Gruppo Sirtaki<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per quel ridotto manipolo di eroi che hanno investito in
titoli di stato greci e stanno registrando plusvalenze da capogiro resta
confermata l’indicazione di cominciare a spostarsi sull’ETF che replica
l’andamento della borsa di Atene. Il FTSE si è bevuto il tracollo di oltre il
60 per cento del valore di Folli Follie, oltre mezzo miliardo di
capitalizzazione bruciata, senza accusare più di tanto il colpo, appena il meno
0,80 per cento. Continuerei a confermare il target tra i 2 ed i 3 euro entro fine,
oggi quota un pelo sotto l’euro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-86518741673587673582018-05-09T11:44:00.000-07:002018-05-09T11:44:08.873-07:00Previsioni economiche UE. L’impietoso confronto tra Italia e Grecia<br />
<div class="MsoNormal">
E’ stato divulgato il testo di maggio 2018 delle previsioni
economiche approntate dal Direttorato Generale per gli Affari Economici e
Finanziari della Commissione Europea.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il testo è importante in quanto contribuisce a costituire
l’ossatura su cui viene impalcato il processo decisionale delle effettive
politiche della Commissione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Un’occhiata ai dati e un impietoso confronto<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Le previsioni per il nostro Paese sono generalmente decenti.
Niente di eclatante, per carità, qualcosina si comincia a muovere, alcune
dinamiche sembrano stabilmente sotto controllo ma contestualizzare le
previsioni confrontandole impietosamente con il Paese a noi più vicino in tante
classifiche, la Grecia, lascia a bocca aperta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Noi sembriamo muoverci con lo sprint di una chiocciola
blindata, i nostri cugini ellenici sembrano aver ritrovato la voglia di
combattere delle Termopili. Attenzione però, sia a Roma che ad Atene i numeri
non sembrano ancora essersi riversati nella vita vera, reale e soprattutto dura
dei cittadini.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal">
Disoccupazione. Italia meglio della Grecia ma molto più
lenta<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il documento della Commissione riporta i dati annuali a
partire dal 2014. Tenendo quindi questo documento come punto di riferimento Atene
e Roma hanno visto il massimo del tasso di disoccupazione entrambe nell’anno
2014. In Italia il tasso di disoccupazione arrivò infatti al 12,7 per cento. In
Grecia ad uno stupefacente 26,5 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel 2017 l’Italia ha visto abbassarsi tale tasso di 1,5
punti rispetto al 2014 scendendo al 11,2 per cento. In Grecia il tasso è sceso
al 21,5 per cento, un secco meno 5 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La velocità di riassorbimento della forza lavoro attualmente
disoccupata resterebbe differente nei prossimi anni. Le previsioni danno
l’Italia al 10,6 per cento nel 2019, con un meno 0,6 per cento, e la Grecia al
18,4 per cento con un meno 3,1 per cento. L’Italia assorbirebbe cioè lo 0,3 per
cento dei suoi disoccupati ogni anno, mentre la Grecia darebbe una occupazione
ad oltre l’1,5 per cento dei suoi disoccupati ogni anno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Rapporto deficit-PIL. La pesante eredità greca.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per effettuare questo confronto dobbiamo introdurre un
concetto che a noi italica gente appare totalmente perduto nei meandri della
memoria. Sono infatti decenni che noi lottiamo per mantenere al di sotto della
fatidica soglia del 3% il rapporto tra il deficit, ovvero della differenza tra
tutte le entrate e tutte le uscite dello stato, ed il Prodotto Interno Lordo,
il PIL, che stima in misura piuttosto approssimativa la ricchezza di una
nazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel 2014 tale rapporto è stato al 3%, nel 2017 al 2,3 % e
per il 2019 è previsto scendere al 1,7%.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ma attenzione la differenza tra tutte le entrate e tutte le
spese si definisce più correttamente saldo e non deficit e, sorpresa, può
essere anche positiva. Ovvero un Paese può avere più entrate che uscite e
trovarsi nella situazione detta di avanzo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ed è esattamente questa la situazione in cui si trova la
Repubblica Ellenica.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Dopo anni bui Atene ha fatto segnare un avanzo dello 0,6 %
nel 2016, dello 0,8 % nel 2017 ed è previsto 0,4 nel 2018 e 0,2 nel 2019.
Sempre di avanzo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Un risultato che purtroppo potrebbe dare forza ai profeti
della ultra austerità. La reale eredità, pesantissima, della crisi greca
potrebbe infatti essere la riflessione che dopo lacrime e sangue la cura
ossessiva dell’austerità ha, in qualche dannato modo, funzionato. E quindi si
potrebbe usare di nuovo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Crescita. L’Italia si avvierebbe a crescere la metà della
Grecia<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La velocità della crescita del Pil segnala ancora il
rallentamento del nostro Paese, ed anche in questo caso il confronto con Atene
è impietoso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel 2017 l’Italia è cresciuta del 1,5 % e la Grecia del 1,4.
Nel 2018 l’Italia continuerebbe a crescere dell’1,5 % e la Grecia accelererebbe
all’1,9 %. Nel 2019 l’Italia frenerebbe la propria crescita mentre la Grecia
aumenterebbe ancora il passo. 1,2 % il nostro risultato e ben il 2,3 % quello
di Atene. Un soffio dal doppio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Rapporto debito-PIL. Italia senza via d’uscita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il dato in cui maggiormente si apprezza quanto sembra
destinato ad avvenire nei prossimi anni è il rapporto tra il debito pubblico ed
il Pil.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
L’Italia non sembra infatti destinata a risolvere mai il suo
storico problema di debito pubblico mentre la Grecia sembrerebbe avviarsi ad un
percorso virtuoso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In particolare tra i dati riportati nel documento della
Commissione l’Italia ha avuto un massimo del rapporto nel 2016 al 132 %, anche
per la Grecia il massimo è del 2016 ed è pari a 180,8 %.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il percorso previsto per il nostro Paese porterebbe ad un
rapporto del 129,7% nel 2019, una differenza di appena 2,3 punti percentuali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La Grecia andrebbe invece al 170,3 nel 2019, con una
differenza di ben 10,5 punti percentuali, una velocità di correzione davvero
notevole.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In conclusione<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I dati e le previsioni dipingono quindi l’Italia ancora
avanti ma apparentemente incapace di assorbire rapidamente gli effetti della
crisi ed una Grecia ancora in una situazione nerissima ma con segnali di rapido
miglioramento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se le previsioni si avverassero nel giro di pochi il monito
“faremo la fine della Grecia” potrebbe trasformarsi in un augurio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Per il Gruppo Sirtaki <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per il ristretto gruppo di valorosi che hanno investito nei
titoli di stato greci negli scorsi anni e che hanno oggi plusvalenze mostruose
potrebbe essere davvero giunto il momento di godersi le ultime corse folli dei
bond per poi cominciare a spostarsi sull’azionario. La previsione di un prezzo
dell’ETF che replica le azioni di Atene a valori tra i due ed i tre euro entro
fine anno, oggi quota1,02, potrebbe essere da confermare. Ci potrà essere
qualche ritardo ma quel livello sembrerebbe a portata di mano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per chi invece sta valutando ora la possibilità di entrare
sul mercato greco adesso, a parte la evidente domanda relativa al dove siete stati
negli ultimi cinque anni mentre ad Atene si macinavano rendimenti a quattro
cifre, ripetiamo la consueta raccomandazione. Il mercato azionario in generale
e quello greco in particolare sono estremamente pericolosi. Un investimento
azionario va sempre valutato con cautela. Per la Grecia la massima cautela va
applicata anche in merito al mercato obbligazionario. Titoli che sono arrivati
a rendere oltre il mille per cento posso abbagliare ma restano e resteranno nei
prossimi anni pericolosi.<o:p></o:p></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-80783596951558181612018-03-23T06:10:00.000-07:002018-03-23T06:10:13.614-07:00Perché chi chiama ‘commessi’ gli assistenti parlamentari tendenzialmente è un idiota<br />
<div class="MsoNormal">
Ancor prima di cominciare capiamoci, io non sono d’accordo
con quanto pensano molti miei colleghi sul punto. Colleghi che aderiscono ad
una visione radicalista della questione e sono decisamente maligni nei loro
giudizi. Io sono<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fortunato, sono
circondato da persone in grado di intendere e di volere e ritengo che in Italia
ci siano ancora molte persone che posseggono queste straordinarie capacità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ma vediamo insieme il pensiero di tanti prima di illustrare
il mio punto di vista buonista.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
1° Gruppo. Se chiami ‘commessi’ gli assistenti parlamentari
sei un idiota, senza se e senza ma.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ un fatto arcinoto che gli Assistenti parlamentari
svolgono funzioni di pubblica sicurezza all’interno dei palazzi e di vigilanza
all’accesso. Chi frequenta un minimo le sedi istituzionali non può non
accorgersi che se va in un Ministero verrà verificato dalla polizia competente,
ad esempio al Ministero della Giustizia dalla Penitenziaria, e se viene alla
Camera dagli assistenti parlamentari in divisa. Non si può non farci caso e
quindi chi li definisce ‘commessi’ è certamente un idiota, uno che si aggira
per il mondo senza comprendere minimamente ciò che lo circonda.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Definire questa posizione oltranzista mi sembra riduttivo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
2° Gruppo. Se chiami ‘commessi’ gli assistenti parlamentari
o sei un idiota o sei corrotto marcio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per le ragioni del primo gruppo è da considerare un idiota chi
chiama ‘commessi’ gli assistenti parlamentari. In più i colleghi di questo
secondo gruppo ritengono che esista un nutrito insieme di persone che sia in
grado di comprendere perfettamente le funzioni degli appartenenti al corpo
degli assistenti parlamentari. Questo insieme di squallidi personaggi sarebbe composto
principalmente da giornalai e giornalisti che riterrebbero di ottenere un
qualche ritorno economico dalla definizione di commessi, magari tramite le
vendite di una qualche simpatica pubblicazione o articoletto. Esisterebbero
cioè persone disposte a sputare fango e melma sulle massime istituzioni
democratiche del nostro Paese per permettere a se stessi ed alla propria
famiglia pane, companatico e ,ammettiamolo, anche la villa al mare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Definire questa posizione maliziosa mi sembra riduttivo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
3° Gruppo. Se chiami ‘commessi’ gli assistenti parlamentari
o sei un idiota, o sei corrotto marcio o sei un ingenuo credulone<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I colleghi aderenti a questa terza scuola di pensiero
ritengono che una parte dei nostri connazionali sarebbe disposta a credere a
tutto, letteralmente a tutto, pur di denigrare le proprie istituzioni.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>A supporto di questa tesi ricordano, ed
effettivamente con qualche ragione, che a fronte di un costo della Camera dei
deputati a carico dei contribuenti pari a circa la metà del costo della corrispondente
camera bassa inglese molti italiani ritengono che sia la nostra istituzione a
costare troppo, in assoluto ma anche e soprattutto in confronto ai costi degli
altri parlamenti, basando la loro condanna su qualche oscuro confronto
approntato da qualche simpatico furbacchione bravo soprattutto a fiutare il
vento delle nomine.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se a questo aggiungiamo che in Italia ha fatto il giro dei
giornali financo un approfondito confronto tra i costi della Corte
Costituzionale italiana e di una totalmente inesistente Corte Costituzionale
inglese comprendiamo come l’ipotesi degli ingenui creduloni disposti ad
abboccare a qualsiasi invenzione getti una luce negativa sulle proprie
istituzioni abbia tanto credito.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Anche questa posizione però mi sembra limitata, anche qui
manca ancora un pezzettino.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Anche in questo caso viene infatti trascurata la leggendaria
cialtroneria, inettitudine ed incapacità dell’italiano medio, quella che
andiamo a degnamente valorizzare nella posizione buonista.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
4° Gruppo. O posizione buonista. Se chiami ‘commessi’ gli
assistenti parlamentari tendenzialmente sei un idiota, magari sei corrotto
marcio oppure saresti disposto a credere a qualsiasi folle invenzione pur di
parlar male delle tue istituzioni. Ma potresti anche essere un simpatico
adorabile cialtrone italiano, un qualsiasi inetto medio che per oscuri motivi
si sia ritrovato a parlare in pubblico esibendo la propria sciatta
superficialità<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ognuna delle posizioni precedenti è avvelenata di malignità.
Stiamo davvero sopravvalutando la questione. In realtà l’italiano medio è
piuttosto disinteressato a quanto gli accade intorno e si limita a ripetere
cialtronescamente ciò che gli viene imboccato da oscuri personaggi cui
inspiegabilmente dà credito.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Vi sembra strano che confondano un corpo di polizia ad alta
specializzazione con dei commessi? Ricordate che c’è stato anche chi ha
pubblicato lunghi e complessi articoli dedicati a puntuali approfondimenti su altre
figure inesistenti, come ad esempio un celebre pezzo dedicato agli elettricisti
di Montecitorio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E se quest’ultimo è nella mia umilissima opinione la prova
lampante della cialtroneria, della inettitudine e della sciatta superficialità
sia della stampa che dei lettori italiani in quanto un dato così facilmente
verificabile, così evidentemente semplice da controllare non può essere figlio
d’altri che non della vezzosa fannulloneria italica. Dal lato opposto, proprio
per la estrema facilità di verifica ogni altra ipotesi è altrettanto facilmente
percorribile. Ho quindi ascoltato colleghi dirmi che proprio in quanto
verificabile con una telefonata è segno ineludibile di idiozia, di avanzato
stato di decomposizione della coscienza, di creduloneria o di maligna capacità
di profittare della creduloneria del lettore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ma stiamo eccedendo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Talvolta la soluzione più semplice è anche la più prossima
alla verità. Basta la sciatta cialtroneria dell’italiano medio per continuare a
definire ‘commessi’ gli assistenti parlamentari, per non riuscire a capire che
la Camera dei deputati costa circa la metà della House of Commons, per
continuare a credere che la inesistente Corte Costituzionale inglese esista o
che un inesistente elettricista della Camera dei deputati<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>abbia uno stipendio troppo alto.<o:p></o:p></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-91756074053156713472018-02-21T12:07:00.000-08:002018-02-21T12:08:04.325-08:00A Montecitorio soppresso il diritto a pensione su domanda. Sopravvive, per ora, il diritto a pensionamento di vecchiaia<div class="MsoNormal">
Molti ricordano i programmi pomposamente annunciati nel
corso della scorsa campagna elettorale di riduzione del numero dei parlamentari,
cui ha fatto seguito il dimezzamento del numero dei dipendenti della Camera.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Molti ricordano l’inizio di questa Legislatura come una
stagione di forti proteste e di reiterate richieste di tagliare la retribuzione
dei parlamentari, cui ha fatto seguito il taglio delle retribuzioni dei
dipendenti della Camera.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E molti vedono questa fine Legislatura come un periodo di
forti proteste e di reiterate richieste di tagliare i vitalizi dei
parlamentari, cui ha fatto seguito la soppressione del diritto a pensionamento
a domanda dei dipendenti della Camera.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La motivazione addotta per l’abrogazione del diritto è la
riduzione eccessiva del personale e l’assenza di procedure concorsuali per
l’assunzione di nuove unità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ma la modalità di blocco dei pensionamenti è molto interessante
e vale la pena di approfondirla, per il totale arbitrio con cui è stata
applicata ma soprattutto perché si tratta di una soluzione estensibile in
maniera agevole ad altri lavoratori.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La abolizione del diritto a pensione<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La decisione assunta dall’Ufficio di Presidenza in materia
di pensionamento dei dipendenti della Camera ha affrontato la questione in
maniera davvero singolare. E’ stato infatti abolito il diritto a pensionamento
a domanda. Al suo posto il datore di lavoro o l’ente erogatore della pensione,
figure coincidenti in questo caso, hanno deciso quale sia il numero di
dipendenti che potranno accedere a pensione a domanda nel prossimo biennio. I
dipendenti parteciperanno cioè ad un concorso per smettere di lavorare i cui
vincitori saranno i lavoratori con maggiore anzianità contributiva. Una
soluzione estremamente interessante per diversi motivi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Abolire il diritto ad una prestazione pensionistica
sostituendolo con il diritto ad essere inserito in una lista da cui verranno
pensionati solo i dipendenti con maggiore anzianità contributiva apre infatti
la porta ad una applicazione razionale e completa anche se assolutamente odiosa
del medesimo principio anche ad altri ambiti. Mentre infatti alla Camera il
diritto è stato abolito per motivi tutto sommato lievi, ovvero perché il datore
di lavoro aveva trascurato di iniziare le procedure di selezione, motivi ben
più solidi, come il disequilibrio dei conti del Paese, potrebbero portare a
soluzioni strettamente simili. L’idea emergente sarebbe la seguente, l’INPS
comunica quanti posti da pensionato si sono “liberati” e che variazione ciò
comporterà nel suo bilancio, cioè quanti titolari pensione sono deceduti e che
importi mensili non verranno più pagati. Lo Stato deciderà se utilizzare queste
somme per mandare altri in pensione in tutto o in parte o, aggiungendo risorse
al bilancio dell’INPS, se mandare in pensione persone in numero superiore ai
posti comunicati dall’INPS.<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Tutto il gioco riuscirebbe a restare in piedi fintanto che
il numero dei posti che si liberano anno per anno resti al di sotto del numero
dei contribuenti che maturano il diritto a pensione di vecchiaia. A quel punto
sarebbe necessario far saltare anche il diritto al pensionamento di vecchiaia.<o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-60106311245022486312018-01-09T04:35:00.000-08:002018-01-09T04:35:04.757-08:00I giornalisti italiani e l'inesistente stipendio dell'inesistente elettricista della Camera<div class="MsoNormal">
Vi confesso che, alla fin fine, questi affermati giornalisti
italiani mi fanno anche un po’ di tenerezza. In questo periodo di pre campagna
elettorale si sono nuovamente cimentati in questa impresa di sputare fango
sulle istituzioni del nostro Paese, in particolare sulla Camera dei deputati e mannaggia
anche stavolta non riescono ad imbroccarne una neanche per sbaglio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Vediamo insieme le simpatiche menzogne che spacceranno a
piene mani anche nel corso di questa stagione elettorale i prodi alfieri della
informazione (dis?).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoListParagraph" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]-->1 1)<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span><!--[endif]-->I barbieri della Camera guadagnano troppo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
Il costo complessivo a carico dei
contribuenti di tutta la barberia della Camera, inclusi stipendi, valore
attuale delle future pensioni degli addetti, materiale, acqua, luce e gas, è di
circa 20mila euro annui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
Il costo, pur irrisorio, potrebbe
essere azzerato con l’allargamento della platea degli utenti, cosa più volte
proposta dai sindacati. Non sappiamo ad oggi perché ciò non sia stato fatto ma
un noto giornalista pare sia stato sentito dire in Transatlantico che azzerare
il costo della barberia avrebbe comportato la perdita dell’occupazione per 3 o
400 giornalisti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraph" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]-->2 2)<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span><!--[endif]-->La Camera costa troppo<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
Da alcuni anni nessun giornalista
è più così fesso da completare la frase e affermare rispetto a cosa la Camera
costi troppo. Ovviamente andrebbe fatto un confronto con altri parlamenti
europei, io l’ho fatto ed ho verificato che la Camera dei deputati, ad esempio,
costa circa la metà della House of Commons inglese.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
La differenze è che mentre la
Camera mette la quasi totalità dei suoi costi a carico del proprio bilancio la
HoC mette buona parte dei suoi costi in bilanci ‘altri’ rispetto al proprio,
ciò tra l’altro consente ai giornalisti più scafati di mentire senza mentire,
di fare affermazioni che sono quasi false, di manipolare la realtà. Ad esempio affermare
che “dal confronto tra i costi delle Camere
italiane ed inglese, COSI’ COME RISULTANO DAI RISPETTIVI BILANCI, emerge
che…” significa confrontare il costo complessivo della Camera dei deputati con
una piccola parte dei costi della HoC. Un confronto ebete o malizioso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraph" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]-->3 3)<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span><!--[endif]-->L’elettricista guadagna troppo<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
Questa davvero è segno della
sciatteria, della superficialità, dell’attitudine alla menzogna, della
stupidità, della totale idiozia, della incapacità di intendere e di volere,
della separazione tra parlante e pensante che connota una parte, spero sempre
più minoritaria, della stampa tricolore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
Non esiste alcun elettricista
alla Camera, non c’è un solo dipendente che svolga i compiti di elettricista,
che abbia la qualifica di elettricista, che sia inquadrato come elettricista.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
Una telefonata, bastava una sola
telefonata per scoprire che elettricisti alla Camera non ne esistono. Due
minuti di preziosissimo tempo per accedere a questa sconvolgente realtà.<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 18.0pt;">
Se non hai fatto quella
telefonata, se non hai avuto quel minimo briciolo di senso del dovere di
verificare le minchionerie che distribuisci agli sfortunati lettori o
ascoltatori, se ti metti a disquisire finemente dello stipendio, inesistente,
dell’inesistente elettricista della
Camera dei deputati allora sei veramente imbecille.<o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-29552060564166587472017-12-18T11:51:00.000-08:002017-12-18T11:51:31.528-08:00Grecia. Più 60 per cento in 11 mesi. La grande fiesta è finita o si cambia solo pista da ballo?<div class="MsoNormal">
Appena 11 mesi fa da queste stesse colonne consigliavo
l’acquisto dei titoli greci. In un articolo il cui titolo oggi suona profetico, “Tre buoni
motivi per cui il 2017 potrebbe essere l’anno della rinascita greca”,
prospettavo un rendimento eccellente per chi avesse avuto fiducia nell’economia
greca nel corso di quest’anno. Ecco come è andata a finire.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
L’economia, la Borsa di Atene ed i titoli di stato greci <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per l’andamento del pil greco nel 2017 avevo scommesso un
centesimo sull’ottenimento di risultati superiori alle aspettative, con una
crescita inclusa cioè tra il 3 ed il 3,5 per cento. Tale livello mi sembra
ormai molto difficilmente raggiungibile e ciò che potrebbe vedersi realizzato è
un pur sempre rispettabilissimo del 2 per cento o poco più.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per la borsa greca il fondo di cui ho consigliato
l’acquisto, l’ETF che replica la borsa di Atene, quotava tra gli 80 e gli 83
centesimi, ha distribuito 2 centesimi di
dividendo a luglio ed oggi quota circa 95 centesimi. Un rendimento di circa il
20 per cento in un anno. Interessante ma non sconvolgente.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Di tutt’altro passo l’andamento dei titoli di stato greci.
Le scadenze che consigliavo di acquistare sono state oggetto di uno swap e sono
quindi passate dai 60-63 centesimi di euro a 87 per chi non ha aderito allo
swap o ai circa 94 per chi ha aderito allo swap. A ciò si aggiunge una cedola
di 3 centesimi incassata a marzo. Un rendimento quindi di circa il 50 per cento
in 11 mesi per chi non ha aderito allo swap e di circa il 60 per cento in 11
mesi per chi ha aderito.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
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<div class="MsoNormal">
Sarà in Borsa la prossima grande fiesta greca?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Al momento quello che balza agli occhi è la disarmonia tra
l’andamento dei titoli di stato e della borsa. Dopo lo swap di metà novembre i
sirtaki bond sembrano essere indirizzati ad una normalizzazione a marce
forzate. Il rendimento del decennale è oggi su livelli che non si vedevano da
oltre dieci anni, essendo arrivato a far segnare valori nettamente inferiori
al 4 per cento. Quindi è necessario
porsi una domanda. E’ il mercato dei bond a mentire o il mercato borsistico?
Secondo la mia umilissima opinione la borsa di Atene oggi sottostima molto i
suoi titoli, in particolare i suoi titoli bancari. Probabilmente sarà una forma
di stress da stress test, ma la corsa dei titoli di stato ellenici darà una
grandissima mano a migliorare l’andamento dei conti delle banche, trasferendo
nei loro bilanci 2017 consistenti plusvalenze, ovvero consistenti rafforzamenti
patrimoniali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Dove potrebbe arrivare la borsa di Atene?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Conviene ricordare sempre come l’investimento in Borsa sia da
considerarsi estremamente rischioso, ovvero che può comportare la perdita
totale del capitale investito, e assolutamente sia da sconsigliare a quegli
investitori che non abbiano una conoscenza approfondita dei mercati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ciò detto, se la ripresa economica greca continuasse o,
meglio, accelerasse, la possibilità che l’ETF che replica l’andamento
dell’indice della borsa greca, che oggi come detto quota circa 95 centesimi,
arrivi ad un livello compreso tra 2 e 3 euro diviene consistente. A spingere le
quotazioni potrebbero essere tante cose tra le quali a titolo di esempio
ricordiamo, come detto, gli utili notevoli sui titoli di stato che potrebbero
pompare le banche greche ed una crescita comunque sostenuta, l’OCSE ad esempio
prevede un sonoro più 2,3 per cento per il 2018.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Certo che prevedere una crescita di un titolo compresa tra
il 110 ed il 215 per cento potrebbe essere considerata una pura e semplice
follia, ma sarebbe stata follia anche prevedere il più 60 per cento sui titoli
di stato greci che hanno ottenuto quel manipolo di investitori che hanno
acquistato le scadenze lunghe di Atene a gennaio scorso, e quindi prendete
questo consiglio in considerazione quanto avete tenuto in considerazione il
consiglio di undici mesi fa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se invece siete tentati da una avventura davvero esotica e
cercate rendimenti ancor più ammantati di rischio potreste cominciare a pensare
di mettere i vostri spicci residui, intesi come somme di cui potete
assolutamente fare a meno senza che impattano in alcun modo sul vostro tenore
di vita, in Venezuela. Il titolo di debito in dollari della società, di
proprietà statale, titolare dei diritti di estrazione del petrolio con scadenza
2022, ad esempio, oggi quota meno di 35 e dà una simpatica cedola del 12,50 per
cento annuo in due rate a febbraio ed agosto. Non malaccio se davvero pagasse.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Sottolineo per l’ennesima volta come questi due investimenti
siano da considerarsi estremamente rischiosi, ovvero che possono comportare la
perdita totale del capitale investito, e assolutamente siano da sconsigliare a
quegli investitori che non abbiano una conoscenza approfondita dei mercati.<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
A quei pochi che si imbarcheranno nell’impresa va il mio
migliore in bocca al lupo.<o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-77375131557552964472017-11-28T11:40:00.000-08:002017-11-28T11:41:04.098-08:00La pensione statale forse è moribonda ed anche la regola del 4 per cento non sta tanto bene<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La previdenza pubblica, la pensione statale, il celebre
primo pilastro della previdenza individuale, minaccia sempre più di crollare,
non tanto per un fallimento del nostro Paese quanto per la spinta sempre più
forte ad un ricalcolo degli assegni in essere o a venire con il molto meno
vantaggioso sistema contributivo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il primo pilastro non verrebbe quindi realmente raso al
suolo ma ridotto di un importo compreso tra il 30 ed il 70 per cento. Ed è del
tutto evidente che una persona che ritenga estremamente possibile una riduzione
della propria pensione di tale entità dovrebbe incominciare a cercare strade
alternative per mantenersi una volta espulso o ritirato dal mondo del lavoro. E
chiunque si incammini sulla strada della saggezza e della previdenza
individuale si imbatte, prima o poi, nella celebre regola del 4 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La responsabilità individuale nel prepararsi alla vecchiaia<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In molti Paesi occidentali il mantenimento del proprio
tenore di vita una volta raggiunta la terza età è considerata una
responsabilità individuale. E’ cioè compito dell’individuo fare in modo di
avere il necessario per sopravvivere una volta diventato troppo vecchio per
lavorare. In alcuni paesi, ad esempio gli Stati Uniti, questa
responsabilizzazione è indirizzata a tutti, tutti sono tenuti a pensarci per
tempo, tutti lo sanno, chi decide di non pensarci non gode del minimo appoggio
da parte di chi invece ci ha pensato. in altri Paesi, come l’Italia, lo sta
diventando progressivamente, man mano che la quota di pensione calcolata col
meno vantaggioso sistema retributivo, come previsto dalla Riforma Dini del
1995, diverrà maggioritaria l’assegno derivante dalla previdenza pubblica si
assottiglierà sempre di più, fino ad arrivare ad un assegno di mera
sussistenza. A quel punto sarà evidentemente </div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
tardi per inseguire una
integrazione. A ciò va aggiunto il rischio, reale e realistico, che corrono
tutti quelli che godono o godranno di una pensione almeno parzialmente
calcolata col più vantaggioso sistema retributivo, quello del ricalcolo a
contributivo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La platea degli italiani che dovrebbero interessarsi alla
propria pensione, cioè tutti nessuno escluso, si è così avvicinata a regole
considerate auree e sagge della via del pensionamento. Tra queste regole una
delle più intoccabili, importate direttamente dagli sfavillanti USA è quella
del 4 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La regola del 4 per cento?
Un indicatore non ottimale<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La regola del quattro per cento afferma che chi si ritira
dal lavoro dovrebbe consumare non più del quattro per cento annuo del proprio
capitale personale, ciò renderebbe estremamente remota la possibilità di
terminare il capitale stesso prima di aver terminato i propri giorni su questa
terra.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La norma è basata su uno studio del 1994 teso a determinare
quale quota massima di percentuale del proprio portafoglio al momento dal
ritiro dal lavoro, somma poi da adeguare all’inflazione negli anni successivi,
consentirebbe ad una persona di non restare senza soldi in portafogli per
almeno trenta anni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Un esempio renderà tutto più semplice, ipotizziamo che una
persona smetta di lavorare con 100mila euro investite e una pensione statale di
6000 euro annui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Quanto potrebbe consumare questa persona dei propri
risparmi, ovvero dei 100mila euro investiti? Secondo la regola del 4 per cento
potrebbe assegnarsi una integrazione di 4mila euro annui che prenderebbe dalla
somma investita, prima consumerebbe i dividendi dell’anno e poi limerebbe un
po’ il capitale investito. Col passare degli anni avrebbe sempre meno dividendi
e limerebbe sempre di più il capitale, fino a quasi azzerarlo prima di morire.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Naturalmente esistono una sfilza di effetti collaterali
derivanti dalla situazione sopra descritta, a cominciare dall’assurdità di
essere costretti a valutare come un rischio la propria sopravvivenza, se smetto
di lavorare a 65 anni col 4 per cento potrei avere soldi per trenta anni ma
devo pensare al rischio, sigh, di vivere oltre i 95 anni. Il problema però è
che proprio la regola del 4 per cento è inadatta ad un risparmiatore italiano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Uno studio include anche i dati storici italiani<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Uno studio effettuato dal Professor Wade Pfau, che è una
autorità in campo di programmazione del ritiro dal lavoro, ha incluso le serie storiche
relative all’investimento in Italia, oltre che in un’altra ventina di Paesi,
per capire quale sarebbe stata la percentuale di prelievo massimo dal proprio
patrimonio per non restare senza un soldo entro trenta anni per i pensionati
dal 1900 al 1979.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Investendo in Italia tale percentuale è un miserissimo 1,56
per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Accettando un rischio del 10 per cento di restare senza
soldi entro i trenta anni si può alzare il prelievo arrivando ad un altrettanto
misero 2,61 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In soldoni il pensionando che ha messo da parte 100mila euro
per integrare la propria pensione investendola in azioni e bond italiani può
prelevare appena 2.610 euro annuali accettando inoltre un rischio del 10 per
cento di restare senza un soldo entro il trentesimo anno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Prelevando il mitico 4 per cento la percentuale di
fallimento arriva addirittura al 62,5 per cento, i pensionati che hanno
investito il proprio patrimonio in Italia ed hanno prelevato secondo la regola
del 4 per cento sono rimasti senza un soldo entro trenta anni nel 62,5 per dei
casi, nel 62,5 per cento degli anni iniziali del pensionamento, nel caso
peggiore il fondo si è svuotato entro il sesto anno, cioè si è prelevato il 4
per cento annuo e si è finito tutto il sesto anno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Con un prelevamento al 5 per cento la percentuale di
fallimento arriva al 76,3 per cento. In tre anni su quattro i pensionati negli
anni dal 1900 al 1979 che hanno adottato un prelievo del 5 per cento sono
rimasti senza soldi entro il trentesimo anno, nel caso peggiore entro il quinto
anno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Secondo la mia umilissima opinione questi dati
dimostrerebbero la assoluta superiorità del sistema pensionistico pubblico su
quello privato e dovrebbero spingere a lottare per tenere o restaurare un
assegno pensionistico pubblico adeguato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
L’Italia ed il mondo oggi la pensano però in maniera molto
diversa e ritengono che i cittadini siano responsabili individualmente del
proprio benessere nel corso della vecchiaia. In Italia ad esempio quando si
andrà in pensione con assegni pari al 20 o al 40 per cento dell’ultimo
stipendio è del tutto evidente che il tenore di vita dipenderà in misura
sostanziale dagli altri introiti di cui sarà titolare il pensionando. Queste
sono le regole e a queste bisogna adeguarsi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nella scelta di un consulente finanziario, oltre alla mai
abbastanza reiterata raccomandazione sulla sua indipendenza, tenete quindi
presente sulla base di quali dati vi prospetta le simulazioni. Se tira fuori la
regola del quattro per cento fatevi spiegare perché utilizza proprio quel
livello come quota di prelievo massimo dei risparmi, se non è in grado di
spiegare in maniera chiara il motivo della sua scelta cambiate consulente.
Subito.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In bocca al lupo<o:p></o:p></div>
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-37169986558276643162017-11-23T12:39:00.000-08:002017-11-23T12:39:12.990-08:00Grecia. Il caos tutto italiano sulla tassazione, che non ci dovrebbe essere. sullo swap<div class="MsoNormal">
La Grecia si incammina su un arduo sentiero di
normalizzazione e recentemente, lo scorso 15 novembre, ha annunciato uno swap
teso a normalizzare la propria curva dei tassi ed a rendere più liquidi io
mercati secondari dei suoi bond concentrando le esistenti 20 scadenze in 5
scadenze.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Tutto bene, lo swap sembra anche leggermente a premio e
tutto sembrerebbe volgere al meglio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Chi vi scrive è stato però contattato da quel ristretto
gruppetto di persone che ha ascoltato l’umile consiglio di investire in Grecia
propostogli qualche anno fa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Queste, in breve le tre situazioni attualmente prospettate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Situazione peggiore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Al momento dello swap la banca tasserà il capital gain calcolato
tra il valore nominale dei bond offerti in cambio ed il prezzo medio di carico.
Ad esempio l’acquirente della scadenza 37 con prezzo medio di carico a 15
verrebbe tassato del 12,5 per cento della differenza tra 101,25 e 15. Un
bell’esborso su una plusvalenza che in realtà si verificherà, sempre se la
Grecia nel frattempo vada benino, nel 2037, in sostanza si sta chiedendo il
pagamento delle tasse con 20 anni di anticipo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Situazione un po’ meno peggiore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Al momento dello swap la banca tasserà il capital gain
calcolato tra il valore di mercato al momento della quotazione dei bond offerti
in cambio ed il prezzo medio di carico. Ad esempio l’acquirente della scadenza
37 con prezzo medio di carico a 15 verrebbe tassato del 12,5 per cento della
differenza tra un prezzo di mercato attendibile non particolarmente discosto
dal prezzo attuale, tra 80 e 85, e 15. Un esborso appena minore ma sempre su
una plusvalenza che in realtà si verificherà nel 2037, quindi si sta sempre
chiedendo il pagamento delle tasse con 20 anni di anticipo, ma non di tutte ma
solo di una buona parte.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Situazione, secondo il mio umilissimo parere, normale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Lo swap del debito greco non prevede la valorizzazione di
alcunché. Atene si prende dei bond con scadenze comprese tra il 2023 ed il 2042
e dà in cambio un pacco di bond con scadenze e rendimenti simili.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Non avvenendo la valorizzazione di nessuno dei bond
interessati allo swap non sorge l’obbligo di tassazione dei capital gain.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La surreale situazione italiana<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Al momento tutte e tre le opzioni sarebbero considerate
percorribili dalle banche italiane. Secondo quanto abbiamo appreso in via del
tutto informale, infatti, ci sarebbero banche che avrebbero comunicato ai
propri clienti che in seguito allo swap opereranno, in tema di tassazione sui
capital gain, secondo ciascuno dei tre scenari sopra riportati. La decisione di
accettare la proposta di Atene si basa quindi su una serie di conteggi e
calcoli su cui pesa la grossa incertezza dell’anticipo della tassazione, è del
tutto evidente che assumere tali decisioni senza sapere una cosetta così
importante è un vero e proprio salto nel buio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Lo swap senza tassazione resta favorevole per i titolari
delle 20 scadenze interessate, in presenza della tassazione sul capital gain
anticipata di alcuni decenni la decisione onestamente è molto meno univoca e la
scelta di restare a bordo del pacco da venti è pienamente condivisibile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Onestamente non me la sento di consigliare o meno lo swap a
seconda che la vostra Banca vi tassi o meno il capital gain. Speriamo solo di
avere notizie in tempo utile per la scadenza dell’offerta<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-60274645595019339832017-11-16T05:35:00.000-08:002017-11-16T05:35:18.292-08:00La Grecia annuncia lo swap. Un altro passetto per la normalizzazione?<div class="MsoNormal">
Dopo due mesi di voci è finalmente stato annunciato il tanto
atteso swap dei titoli di stato greci.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il governo di Atene ha formulato una proposta, piuttosto
convincente, nei confronti degli attuali titolari dei bond con scadenza dal
2023 al 2042, quelli per capirci che erano stati rifilati agli investitori dopo
l’haircut conseguente al default ellenico. Con questo swap Atene cerca di
normalizzare gli scambi sui propri titoli di stato, concentrando le scadenze si
spera di ottenere un volume decente di scambi su ciascuna delle scadenza,
volumi che attualmente si distribuiscono tra le venti scadenze restando così
troppo sottili.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Si conclude quindi la corsa di queste venti scadenze che
hanno dato tantissime soddisfazioni a chi abbia avuto il coraggio di metterci
qualche soldo un po’ di anni fa, al loro posto Atene offre uno scambio che
raggruppa le scadenze, con lieve premio e con rendimenti iniziali lievemente
maggiorati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Come funziona la proposta di swap<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal">
La proposta di Atene arrivata sui mercati il 15 novembre
2017 prevede l’accorpamento delle venti scadenze dal 23 al 42 in sole cinque
scadenze. 2023, 28, 33, 37 e 2042.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A seconda della scadenza del bond che viene restituito si
ottengono in cambio bond su uno o due scadenze. Se ad esempio ho un titolo
scadenza 2028 mi viene dato in cambio un titolo sempre a scadenza 2028 pari al
101,625 per cento del valore, se invece ho un titolo a scadenza 2029 mi viene
dato un titolo 2028 per il 75,375 per cento del valore ed uno a scadenza 2033
per il 26 per cento, per un totale di 101,375 per cento del valore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il premio di scambio, la differenza in valore nominale tra i
titoli restituiti e quelli assegnati in sostituzione arriva al massimo all’1,75
per cento per la scadenza 2033 e varia in base ai rendimenti dei bond dati in
cambio. Sulle scadenze il premio va dallo 0,875 per cento della scadenza 2023
allo 0,625 per cento della scadenza 2042.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Anche i tassi cambiano<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I venti bond attualmente in circolazione erano dei bond step
up. Il tasso d’interesse era cioè crescente nel tempo, avevano pagato il 2 per
cento dal 2013 al 2015, avrebbero pagato il 3 per cento dal 2016 al 2020, il
3,65 per cento nel 2021ed il 4,3 per cento fino al 2042.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ovviamente i bond a scadenza più breve avrebbero pagato il
4,3 per cento annuo per un numero ridotto di anni mentre quelli a scadenza più
lunga per più anni, di conseguenza i cinque bond offerti in cambio hanno tassi,
sempre a premio rispetto al rendimento attuale, diversi e fissi per tutta la
loro vita. In particolare i rendimenti vanno dal 3,5 per cento della scadenza
2023 al 4,2 per cento della scadenza 2042.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Quindi il detentore di 100 euro con scadenza 2023 del mazzo
da venti bond avrà in cambio 100,875 dei nuovi bond con scadenza 2023, non
raggiungerà più il tasso del 4,2 per cento negli ultimi anni di vita del suo
bond ma passa subito dal 3 al 3,5 per cento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Invece il detentore di 100 euro con scadenza 2042 del mazzo
da venti avrà in cambio 100,625 euro con scadenza 2042, non raggiungerà più il
rendimento del 4,3 per cento dal 2022 al 2042 del suo bond ma otterrà in cambio
di passare da subito dal 3 al 4,2 per cento annuo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La proposta sembra equilibrata, i detentori attuali dei
sirtaki bond, gente già molto felice se è riuscita ad acquistare questi titoli qualche
anno fa o anche semplicemente all’inizio del 2017, possono accettare di buon
grado un aumento immediato dei propri dividendi in una misura variabile tra
poco più del 16 ed il 40 per cento annuo, perché è di questo che si parla in un
passaggio dal 3 che attualmente pagano questi bond al 3,5 o al 4,2 per cento
annuo che pagheranno i nuovi bond, anche in presenza di una riduzione dei
dividendi massimi ottenibili.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La scadenza 2023 avrebbe davanti a sé tre annualità al 3 per
cento, una al 3,65 e due al 4,3 per cento ed incasserebbe 21,25 di cedole. Con
il nuovo bond incasserebbe 3,5 annui per sei anni, un totale di 21 in cedole ma
incasserebbe anche 0,875 in più come rimborso del capitale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La scadenza 2042 avrebbe invece tre anni al 3 per cento, uno
al 3,65 e ventuno al 4,3 per cento. Incasserebbe cedole per 102,95, incassa
invece 25 volte il 4,2 per cento, cedole per 105 ed inoltre incassa lo 0,625
per cento in più sul capitale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-78531214664673744622017-11-15T15:54:00.000-08:002017-11-15T15:54:14.087-08:00I cinquantenni di oggi, i trentenni di oggi e le loro pensioni.<div class="MsoNormal">
I trentenni avranno pensioni più basse ma i cinquantenni
sono maggiormente a rischio di fallimento<o:p></o:p></div>
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A causa della serie di riforme pensionistiche che si sono
succedute a ripetizione nel nostro Paese si è venuta a creare una evidente
ingiustizia che vede puniti i lavoratori più giovani. Ad essi è infatti
riservato il calcolo dell’assegno pensionistico col molto meno vantaggioso
sistema contributivo puro, in realtà tale sistema è riservato ad essi ed ai
deputati ma questa è un’altra storia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A causa principalmente delle modalità di calcolo
dell’assegno pensionistico, cui vanno aggiunte le carriere discontinue ed i
buchi contributivi che accompagneranno questi ragazzi alla pensione, i nati dagli
anni ’80 in poi affronteranno la terza età con assegni decisamente più bassi.
La fascia di età che maggiormente a rischio potrebbe però essere quella dei
cinquantenni. Potrebbero infatti essere i nati negli anni ’60 ad avere le
sorprese più amare al momento di smettere di lavorare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Questo deriva da una serie di eventi, alcuni certi e altri
solo probabili, che colpiranno o potrebbero colpire queste due generazioni.<o:p></o:p></div>
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Piccoli assegni ma certi contro assegni più alti ma meno
certi<o:p></o:p></div>
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I trentenni di oggi andranno in pensione con assegni molto
bassi, importi che potrebbero posizionarsi tra il 30 ed il 50 per cento della
retribuzione media degli ultimi anni di lavoro. Hanno però due fattori che
giocano molto fortemente in loro favore, il tempo e la conoscenza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Sanno infatti, già oggi, in che condizioni andranno in
pensione tra oltre trent’anni ed hanno trent’anni per metterci una pezza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I cinquantenni di oggi avranno invece pensioni più alte in
quanto avranno comunque una quota più o meno consistente dell’assegno calcolato
col ben più favorevole sistema retributivo. Potrebbero accedere a pensione con
assegni compresi tra il 50 e l’80 per cento della loro retribuzione degli
ultimi anni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Forse. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E’ infatti sempre più diffuso il sentimento che il calcolo
retributivo sia un assurdo privilegio, un furto degli anziani ai danni dei
giovani. E se gli assegni già in pagamento godono di una certa blindatura è
evidente che gli assegni che verranno tra cinque, dieci o quindici anni godono
e godranno di tutele molto inferiori. Aggiungiamo che il pensionamento dei nati
negli anni sessanta avverrà su scale mai viste prime e potrebbe interessare
fino a quasi un milione di persone all’anno ed appare evidente come il rischio
del ricalcolo retroattivo della pensione col metodo contributivo sia da tenere
fortemente presente come una concreta possibilità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il problema è però tutto qui. Tenere presente il rischio del
ricalcolo a contributivo della pensione implica investire in maniera tale da
sopperire ad un assegno sensibilmente più basso. E per un cinquantenne ciò
implicherebbe investire una quota consistente del proprio reddito.
Significherebbe impoverirsi oggi, abbassare in maniera paradossale il proprio
tenore di vita presente sperando di sopravvivere domani. Una scelta imposta
tardivamente e dagli esiti incerti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E quindi?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A livello individuale è sempre più necessario tenere
presente che l’assegno della pensione non è certo in nessuno dei suoi aspetti
caratterizzanti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Non è certo il momento in cui verrà erogato, e a dirla tutta
neanche SE sarà mai erogato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Non è certo l’importo dell’assegno, né in valore assoluto e
né in rapporto alla retribuzione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Tenendo presente quindi che l’unica certezza è l’incertezza
si può ragionare sulla costruzione del proprio futuro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A livello di sistema invece personalmente penso che prima o
poi si arriverà al ricalcolo a contributivo di tutte le pensioni. <o:p></o:p></div>
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E a questo punto molto meglio prima che poi.<o:p></o:p></div>
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7643734375015452713.post-66905860602568713642017-09-01T09:26:00.000-07:002017-09-01T09:26:02.491-07:0020mila euro annui, il costo annuo complessivo di tutti i barbieri della Camera dei deputati, e si potrebbe azzerare<div class="MsoNormal">
Dopo la conclusione del periodo di riduzione degli stipendi
della Camera i quasi 1.100 dipendenti di Montecitorio torneranno a stipendio
pieno. Come di consueto ha riscosso un certo successo lo stipendio dei
barbieri, citati in pressoché ogni pezzo sul costo eccessivo della politica.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ma, basandosi sui numeri reali, questi celeberrimi barbieri costano
alla collettività circa 20mila euro annui, costo complessivo di tutti i
barbieri in servizio alla Camera dei deputati, un costo davvero limitato rispetto
allo spropositato fascino che questi tre signori di mezza età esercitano sui media
italiani. Ma vediamo in dettaglio quali sono le componenti di questo costo.<o:p></o:p></div>
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Stipendi lordi contro stipendi netti<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Trattandosi di dipendenti pubblici considerare come costo lo
stipendio lordo è, per dirlo in maniera atecnica, una cosa da totali imbecilli.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel bilancio pubblico avrai infatti lo stipendio lordo
incluso nelle uscite a cui corrispondono le imposte e tasse che vengono
trattenute al dipendente nelle entrate. Se il dipendente cessasse di esistere si
smetterebbe di pagare lo stipendio lordo e di incassarci le relative
trattenute; ovvero il risparmio sarebbe pari al solo stipendio netto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Contributi oppure pensioni?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Come noto la Camera dei deputati non solo eroga lo stipendio
ai propri dipendenti in servizio ma anche la pensione ai propri ex dipendenti e
quindi, del tutto ovviamente, accipicchia lo capirebbe anche un idiota, non
versa ad altri Enti i contributi previdenziali relativi alle pensioni dei
propri dipendenti in servizio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nonostante ciò, giuro che è vero, ho sentito davvero
includere i contributi pensionistici nel costo dei dipendenti della Camera, una
cosa priva di senso e totalmente inutile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Se l’obiettivo fosse, e sottolineo fosse, conoscere il costo
annuo complessivo del personale Camera andrebbe infatti calcolato il VAN, il
Valore Attuale Netto, della quota di pensione aggiuntiva che il dipendente
matura anno dopo anno. Ovviamente, e anche questo lo capirebbe anche un idiota
che si trovasse a passare di lì per caso, va considerata la pensione netta, in
quanto le imposte e tasse tornano al bilancio dello Stato, e lo so che lo
abbiamo già detto ma è meglio ripeterlo.<o:p></o:p></div>
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E perché non vengono calcolati gli incassi?<o:p></o:p></div>
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A cavallo del labile confine che separa la totale idiozia
dalla plateale malafede si posiziona chi calcola il costo dei barbieri ma si
dimentica, oooops, di mettere nel conto le somme che vengono incassate. Il
servizio è infatti a pagamento e vengono incassati dei soldini che andrebbero
inseriti nel conto sempre che si desideri conoscere il costo reale a carico
della collettività di questi barbieri.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
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E adesso facciamoci due conti<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I dipendenti addetti alla barberia sono tre e nel 2016 hanno
percepito uno stipendio annuo medio di poco superiore ai 30mila euro. Il totale
del costo del lavoro è quindi circa 95mila euro annui per tutti i dipendenti
della barberia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A questo va aggiunto il VAN della quota di pensione maturata
nell’anno. Su questo impatta in maniera relativamente limitata il fatto che
come noto non si applica in pieno la Riforma Fornero ai dipendenti della Camera
ma una sua versione leggermente peggiorata in termini di età pensionabile,
attualmente più elevata per i dipendenti della Camera, e di obbligo di
calpestio, cioè l’obbligo di assicurare comunque un certo numero di anni di
servizio alla Camera, e quindi la permanenza in servizio, anche se si sono già
raggiunti i 42 anni di contributi pensionistici.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
La quota di pensione netta che hanno maturato i tre è pari a
circa 500 euro annui, e sottolineerei che si tratta di una cifra annua pro
capite.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il VAN di questa poderosa rendita che verrà maturata tra
poco meno di 20 anni può essere stimato in circa 3.500 euro per ciascuno dei
tre.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Ma facciamo i gran signori e arrotondiamo a 4.000.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il costo totale del personale arriva quindi alla bella
cifretta di 107mila euro annui, così composto 95mila euro gli stipendi netti
erogati a tutti gli addetti alla barberia, 12mila euro il VAN complessivo delle
pensioni che verranno erogate ai dipendenti della barberia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A questa somma vanno ancora aggiunte le spese per acquisto
di materiale di consumo, acqua, energia elettrica e minuzie varie che possiamo
stimare in circa 3mila euro annui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E con questo siamo arrivati alle uscite complessive, circa 110mila
euro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
A queste uscite corrispondono entrate, i soldi cioè che
deputati e giornalisti hanno pagato per farsi tagliare i capelli o per la messa
in piega, pari a circa 90mila euro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il costo complessivo di tutti e tre i barbieri della Camera
è quindi pari a 110mila euro meno 90mila.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
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<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il costo complessivo annuo di tutti i barbieri della Camera?
20mila euro<o:p></o:p></div>
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Quindi il costo complessivo dei barbieri di Montecitorio è di
circa 20mila euro annui. Una cifra certamente esigua ma che con qualche
accorgimento si potrebbe azzerare o addirittura trasformare in una fonte di
risorse per la Camera, ad esempio ampliando la platea dei potenziali clienti.
Ad oggi infatti il servizio di barberia è riservato ai parlamentari, ai
giornalisti e ad un gruppo ristrettissimo di consiglieri parlamentari della
Camera. Basterebbero tre o quattro tagli
di capelli in più al giorno, 60 o 80 euro di incassi giornalieri in più, per
trasformare la barberia in una fonte di finanziamento.<o:p></o:p></div>
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A proposito<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Nel calcolo del costo complessivo sono stati esclusi due
grandezze, l’ammortamento del le attrezzature e dell’arredo del locale, che è
antico ed i cui arredi sono quindi pienamente ammortizzati, e il costo
opportunità della locazione di un locale piccolo ma centralissimo che non è
stato valorizzato in quanto l’ipotesi di locare un ambiente interno di un
edificio istituzionale sarebbe difficilmente praticabile.<o:p></o:p></div>
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Le parole per mentire<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Tenete però presente che non tutti quelli che calcolano il
costo dei dipendenti della Camera a carico della collettività si basano sullo
stipendio lordo e aggiungono i contributi per mera incapacità, idiozia o
ignoranza. Esiste purtroppo anche una parte di persone, che si auspica
ridottissima, che potrebbe ‘decidere’ di farlo nella speranza di guadagnarci
qualcosa, qualche click, qualche soldo, qualche copia venduta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
In quest’ultimo caso potrebbero anche essere abbastanza
astuti da utilizzare forme avanzate di presa per i fondelli, vediamone
qualcuna:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
1 - Il costo dei dipendenti, come emerge dal bilancio della
Camera. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Le entrate correlate a quel lordo sono infatti su un altro
bilancio e così vengono eliminate dal calcolo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
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<div class="MsoNormal">
2 – Lo stipendio, a fine carriera, può arrivare a questa
cifra, seguita da una cifra surreale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Di solito viene inserito come ‘fine carriera” un livello che
i tre barbieri della Camera raggiungerebbero tra gli 80 e i 200 anni di età.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
3 – Allo scopo di effettuare un confronto col privato
aggiungiamo, come previsto appunto per il privato, questo o quest’altro
importo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
E che cosa si ottiene aggiungendo al costo di un dipendente
un numero arbitrario? Un numero inventato ma abbastanza grande da essere
confrontabile anche se purtroppo non significa nulla.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
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<div class="MsoNormal">
In conclusione<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Buona campagna elettorale a tutti<o:p></o:p></div>
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Unknownnoreply@blogger.com0