Quando ho aperto l'edizione integrale de "I viaggi di Gulliver" confesso che mi aspettavo qualcosa di diverso, forse anche qualcosa di meno.
Mi aspettavo un libro di fantastiche avventure che esponesse anche una critica al sistema sociale inglese dell'inizio del '700.
Invece questo libro è strepitoso, feroce, anarchico, ribelle, rassegnato ed amaro.
Jonathan, il sestisnonno (ma questa parola esisterà davvero? Wiki lo propone con questa qualifica) della celebre Taylor Swift era nato in una famiglia anglicana d'Irlanda, posizione in sè piuttosto invidiabile all'epoca e Gulliver è certamente il suo testo più celebre
L'edizione che ho letto è quella Penguin Classics che riprende il testo dato per la stampa a Benjamin Motte nel 1726.
Cominciamo dal titolo che, nella versione originale, è parecchio più descrittivo.
"Viaggio in diverse nazioni remote del mondo. In quattro parti."
Ma come in quattro parti? Certo, perchè il nostro eroe non si limitare a visitare la celebre terra di Lilliput e quell'altra, la terra di cui nessuno ricorda il nome e dove è lui a essere microscopico (Brobdingnag), viaggi che occupano le prime due parti del libro e sono ben piene di attestati di disistima per il governo inglese in primis e per quello francese subito a seguire oltre, ça va sans dire, ad una satirica mitragliata contro i governi ed i governanti in genere.