Dopo la richiesta di ammissione alle procedure fallimentari presentata
lo scorso 18 luglio la città di Detroit è diventata la più grande città
statunitense a dichiarare bancarotta. Il problema del fallimento di una città
così grande potrebbe però essere non nei numeri e nella sofferenza che
assicurerà oggi ai propri creditori, a cominciare dai pensionati, ma nella
malsana lezione che impartisce che le banche sono più preziose dei pensionati.
Detroit potrebbe infatti trovarsi nella situazione di dover tagliare i propri debiti nei confronti di debitori
contrattuali meno garantiti rispetto alle banche, ovvero tagliare le pensioni
in essere per ripagare le banche.
Detroit. I miti di un fallimento
Sul fallimento della capitale mondiale dell’auto circolano
molte interpretazioni in qualche modo faziose che puntano il dito, ad esempio sull’eccesso
di governo o sulle pensioni eccessive ai propri ex dipendenti, mentre come in
molti casi storici la caduta di questo gigante è dovuta ad una lunga serie di
cause.
Sarebbe da smontare però almeno il mito delle pensioni
eccessive ai propri ex dipendenti, visto che proprio i pensionati saranno il
paradigma del discorso.
Le pensioni di Detroit
Il livello pensionistico di poliziotti e vigili del fuoco
della città di Detroit è infatti modesto, i pensionati percepiscono cioè un
assegno che in molti casi consente una vita modesta e poco più, con un assegno
annuale medio di circa 34mila dollari, pari a circa la metà dei pari impiegati
a Los Angeles. La pensione media erogata dal fondo pensioni generale della
città di Detroit, inclusi quindi impiegati ed operai non appartenenti a Polizia
e Vigili del Fuoco, ammonta a meno di 20mila dollari l’anno. Un assegno non
certo lussuoso.
Un problema che è però assolutamente reale è il rapporto tra
il personale attualmente in servizio, e che quindi paga la contribuzione, ed il
personale pensionato. Oggi infatti Detroit ha 3.200 dipendenti che
contribuiscono per 9.300 pensionati. A Chicago, per esempio, su circa 9.000
pensionati ci sono oltre 12.000 lavoratori attivi.
C’è però da sottolineare che la sproporzione ha alcune
precise ragioni storiche la principale delle quali è che Detroit ha avuto dagli
anni 30 agli anni 70 del secolo scorso una popolazione residente stabilmente
oltre il milione e mezzo di abitanti, con un massimo di 1,850 milioni nel
censimento del 1950. Con servizi pubblici, polizia, vigili del fuoco
parametrati alla quarta città per abitanti degli USA. Oggi Detroit arriva a
stento a 700mila anime, oltre il 60% in meno, ed è la diciottesima città per
numero di abitanti negli USA, una cittadina con i debiti di una metropoli.
La battaglia tra banche, città e pensionati
Con l’ammissione della città alla procedure fallimentari si
è scatenata una battaglia legale. Le banche creditrici, principalmente Bank of
America e UBS potrebbero ottenere una tutela maggiore rispetto agli altri
creditori della città, passando anche davanti a coloro i quali verrebbero
definiti creditori privilegiati dalle norme fallimentari. All’interno della
platea dei creditori di un fallimento esistono infatti delle graduatorie da
rispettare per cui il fallimento dovrà pagare prima i creditori titolari di
alcuni diritti, così i dipendenti sono definiti creditori privilegiati rispetto
al fornitore di carta per fotocopie o al consulente aziendale.
Se la città di Detroit dovesse procedere a pagare prima i
crediti avanzati dai due colossi finanziari potrebbe essere costretta a
tagliare gli assegni pensionistici di gente anche molto avanti negli anni e già
titolare di assegni oltremodo ridotti, una lezione estremamente pericolosa e
che potrebbe aprire la strada a facili imitazioni negli USA dapprima e nel
resto del mondo in seconda battuta.
Il problema è che se Detroit viene fuori dall’aula del
tribunale con un taglio facile ai diritti dei pensionati anche altre città
potrebbero optare per una dichiarazione di fallimento che liberi i bilanci dal
peso dei pensionati, se invece la battaglia in aula fosse lunga ed incerta si
potrebbe anche ipotizzare la ricerca di accordi con le parti sociali che
alleggeriscano il peso senza cancellarlo.
La questione dei diritti acquisiti
La questione di Detroit si potrebbe inquadrare più in
generale nella battaglia contro i diritti acquisiti. Una battaglia che stanno
combattendo con particolare astuzia i grossi player economico finanziari
concentrando il fuoco sullo scardinamento dei principi per arrivare allo
scardinamento del diritto solo in un secondo tempo. Per cui si devono ridurre
le pensioni di Detroit perché costano una percentuale spropositata del bilancio
della città, salvando le banche, così come domani si dovrà fare la medesima
cosa per altre città con i bilanci meno intasati di pensionati ma i cui governo
vogliano avere disponibilità economica immediata.
Salvare le banche. La questione del rischio sistemico
A far gelare il sangue è il ragionamento alla base della
preferenza accordata alle banche rispetto ai pensionati. Far aprire una
voragine nei conti delle banche coinvolte potrebbe infatti far crollare un
castello in gran parte di carte costruito su in complesso intrico di titoli
derivati, in particolare in Michigan si tratta di interest rate swap un
contratto che nato come assicurazione sulle oscillazioni dei tassi d’interesse
può essere usato come una pura roulette. Far pagare le banche che hanno
sottoscritto contratti estremamente rischiosi per se stesse e per il cliente
potrebbe cioè far cadere il sistema in se. Mentre affamare poche migliaia di
pensionati ben poco rappresentati sarà certamente meno rischioso per i grandi
flussi di soldi di carta che viaggiano per il globo e più facile per i governi.
Un precedente che dobbiamo impedire faccia scuola
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