Si va in pensione più tardi e
si vive più a lungo, e col passare del tempo si andrà in pensione sempre più
tardi e si vivrà sempre più a lungo. Ce lo hanno ripetuto talmente tante volte
che diamo questi due dati per scontati, per evidenti. Sono delle verità
lampanti e secondo molti connazionali esistono delle ‘verità’ talmente lampanti
che nessuno sano di mente si prenderebbe, o si dovrebbe prendere, la briga di
andarle a verificare. Secondo chi vi scrive non esistono verità che non vadano
verificate e talvolta arrivano cifre che incrinano certezze monolitiche in cui
ci rifugiamo con una certa soddisfazione. Stavolta siamo andati a verificare
questi due dati su cui molti basano ragionamenti talvolta complessi e che
potrebbero avere un grosso impatto sul futuro di noi tutti.
Davvero si va in pensione più
tardi e si vive più a lungo?
La risposta potrebbe essere
un doppio no e a dirlo sono i numeri dell’Istat.
Oggi 3 dicembre è stato
infatti stati pubblicato dall’Istat il rapporto su ‘Trattamenti pensionistici e
beneficiari’ relativo all’anno 2014. Il rapporto è basato sui dati del
Casellario centrale dei pensionati, gestito dall’INPS.
Dal rapporto emergono, tra
l’altro, i due dati che ci interessano, il primo è il dato relativo all’età
media di quelli che l’Istat definisce i nuovi pensionati, ovvero coloro che
percepiscono una pensione nell’anno di riferimento del rapporto, in questo caso
il 2014, ma non la percepivano l’anno precedente, in questo caso il 2013: il
secondo dato è quello relativo all’età media dei pensionati cessati, ovvero di
coloro che percepivano una pensione l’anno precedente ma hanno smesso di
percepirla l’anno successivo, ovvero l’età media di decesso dei pensionati
INPS.
In pensione più tardi? No, ma
forse c’è una spiegazione
L’età media dei nuovi
pensionati nel 2014 è stata di 55,3 anni. L’età media dei nuovi pensionati nel
2013 era invece pari a 55,5 anni. Ancora superiore il dato relativo al 2012
quando l’età media era stata pari, addirittura, a 56,1 anni.
Nel triennio quindi l’età
media di accesso a pensione, ben lungi dall’aumentare, è diminuita e anche in
misura sensibile scendendo di quasi un anno.
In realtà va tenuto presente
che si potrebbe trattare di un mero effetto statistico, la Riforma Fornero ha
infatti ritardato, e di molto, l’accesso a pensione dei lavoratori nei settori
cui è stata applicata ma non ha, ovviamente, cambiato una virgola per i
lavoratori dei settori cui non è stata applicata. Il risultato è stato una forte
riduzione dei pensionamenti, erano stati 626mila nel 2012, 559mila nel 2013 e
sono calati ancora a 541mila nel 2014. Ciò potrebbe aver avuto l’effetto
collaterale che il ‘peso’ statistico dei pensionati precoci sia diventato
maggiore, abbassando l’età media dell’accesso a pensione. Questo effetto
sarebbe però temporaneo e il dato tornerebbe ad alzarsi una volta che la
‘generazione Fornero’ arrivi, di nuovo, alle soglie della pensione.
Si vive di più? No e,
purtroppo, non trovo spiegazioni
Più preoccupante il dato
relativo all’età media dei pensionati cessati, ovvero di quei pensionati che
smettono di percepire la rendita vitalizia, ovvero vita natural durante,
costituita dall’assegno Inps.
L’età media dei pensionati
cessati nel 2014 era infatti 75,5 anni, faceva segnare di più sia nel 2012,
quando era 75,6 anni, che nel 2013, quando era 75,8 anni.
All’abbassamento dell’età
media di decesso dei pensionati italiani non riesco a trovare alcuna
spiegazione che regga.
Il campione statistico
sembrerebbe abbastanza esteso da potersi ritenere valido, i pensionati italiani
sono oltre 16 milioni, in particolare erano 16,593 milioni nel 2012, 16,393
milioni e sono scesi ancora a 16,259 milioni nel 2014.
Il numero degli eventi che
costruiscono la media sembrerebbe anch’esso abbastanza grande da costituire un
campione significativo. I cessati nel 2012 erano 701mila, nel 2013 760mila e
nel 2014 675mila. La cessazione ha quindi riguardato una percentuale compresa
tra il 4,1 ed il 4,6 per cento dei pensionati. E fino ad oltre l’1,2 per cento
della popolazione complessiva del nostro Paese.
Il dato relativo al 2014 non
solo è molto più basso del dato 2013, 75,5 contro 75,8 anni di età, ma è anche
più basso, seppur di poco, del 75,6 fatto segnare nel 2012. Occorrerà certamente
verificare già dal prossimo anno se è un trend discendente che comincia ad
affermarsi o se si tratta solo di un dato fuori trend dovuto a circostanze
particolari verificatesi nel corso del 2014 fatto sta che il numero suscita di
per se parecchi interrogativi che avranno una risposta credibile solo nei
prossimi anni.
Conclusioni
Oggi è molto più facile
verificare le ‘notizie’, grazie alla rete tutti possiamo verificare molte delle
‘verità’ che ci vengono date in pasto, ma visto che lo può fare chiunque ciascun
di noi pensa che qualcun altro lo avrà pur fatto, solo che talvolta quel
qualcun altro, semplicemente, non esiste.
Siate voi quel qualcun altro.
Le fonti di questo articolo
sono costituite dai rapporti Istat dal titolo ‘Trattamenti pensionistici e beneficiari’
anni 2012,2013 e 2014. Sono reperibili sul sito dell’Istat e le conclusioni
tratte riguardano sia qualcun altro che voi.
Nessun commento:
Posta un commento