La Commissione Europea ha pubblicato nei giorni scorsi due
documenti molto importanti per il nostro Paese con cui si annuncia l’inizio di
una procedura di infrazione per i disavanzi eccessivi basata sul debito.
E’ la prima volta che un Paese subisce questa procedura
quindi cerchiamo di capire a cosa sia dovuta
questa decisione.
Perché siamo sottoposti ad un controllo?
Lo scopo dell‘Unione Europea, come enunciato all’articolo 3
del Trattato sull’Unione Europea (TUE) è estremamente ampio. Si va infatti
dalla promozione della “pace ed il benessere dei popoli dell’Unione Europea” ad
“assicurare loro uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere
interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a
misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne,
l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro
quest'ultima”.
In particolare, per quanto riguarda l’economia, il TUE
prevede che la UE si adoperi per “lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato
su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su
un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena
occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di
miglioramento della qualità dell'ambiente.”
Allo scopo di perseguire queste finalità l’articolo 119 del
Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) prevede l’adozione di una
politica economica fondata sullo stretto coordinamento delle politiche
economiche degli Stati membri, sul mercato interno e sulla definizione di
obiettivi comuni, oltre la moneta unica, ed una politica monetaria e del cambio
uniche.
Sempre lo stesso articolo 119 afferma che queste azioni “implicano
il rispetto dei seguenti principi direttivi: “prezzi stabili, finanze pubbliche
e condizioni monetarie sane nonché bilancia dei pagamenti sostenibile”.
Inoltre l’articolo 121 del TFUE prevede che “gli Stati
membri considerano le loro politiche economiche una questione di interesse
comune e le coordinano nell'ambito del Consiglio”.
Quindi allo scopo di perseguire alti ideali si prevede il
rispetto di alcuni principi generali ed il coordinamento delle politiche
economiche, che vengono considerate un argomento di interesse comune di tutti
gli Stati membri.
Quali sono i gradini dei controlli?
L’articolo 121 del TFUE prevede che il Consiglio europeo, su
raccomandazione della Commissione, elabora una serie di indirizzi di massima.
Indichi cioè ai Paesi membri quale sarebbero gli obiettivi ed i mezzi della
politica economica nel suo complesso.
E’ sempre il Consiglio europeo poi a sorvegliare l’evoluzione
economica in ciascun Paese, sulla base di relazioni presentate dalla
Commissione.
Quando si accerti il discostarsi delle politiche di un Paese
dagli indirizzi di massima o quando le politiche stesse richino di
compromettere il buon funzionamento della UE allora:
-
la Commissione può rivolgere un avvertimento
allo Stato membro in questione.
-
Il Consiglio‚ su raccomandazione della
Commissione‚ può rivolgere allo Stato membro in questione le necessarie
raccomandazioni.
-
Il Consiglio, su proposta della Commissione, può
decidere di rendere pubbliche le proprie raccomandazioni.
Come ovvio il Paese oggetto del procedimento non ha diritto
di voto quando il Consiglio delibera in materia.
Questo procedimento arriva poi davanti al Parlamento europeo
che potrà adottare le modalità della procedura di sorveglianza multilaterale
che si viene quindi a creare.
Cosa deve controllare la Commissione?
Come previsto dall’articolo 126 del TFUE gli Stati membri
devono evitare disavanzi pubblici eccessivi. Lo stesso articolo prevede che la
Commissione sorvegli l'evoluzione della situazione di bilancio e dell'entità
del debito pubblico negli Stati membri, al fine di individuare errori
rilevanti.
In particolare la Commissione esaminerà la conformità alla
disciplina di bilancio sulla base dei due criteri seguenti:
a) se il rapporto tra il disavanzo pubblico, previsto o
effettivo, e il prodotto interno lordo superi il 3 per cento, a meno che: — il
rapporto non sia diminuito in modo sostanziale e continuo e abbia raggiunto un
livello che si avvicina al valore di riferimento, — oppure, in alternativa, il
superamento del valore di riferimento sia solo eccezionale e temporaneo e il
rapporto resti vicino al valore di riferimento;
b) se il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno
lordo superi il valore di riferimento del 60 %, a meno che detto rapporto non
si stia riducendo in misura sufficiente e non si avvicini al valore di
riferimento con ritmo adeguato.
Cosa succede se c’è una violazione?
I passi successivi sono cadenzati dai commi da 3 a 14 dell’articolo
126 TFUE.
Se uno Stato membro non rispetta i requisiti previsti da uno
o entrambi i criteri menzionati, la Commissione prepara una relazione che terrà
conto anche dell'eventuale differenza tra il disavanzo pubblico e la spesa
pubblica per gli investimenti e di tutti gli altri fattori significativi,
compresa la posizione economica e di bilancio a medio termine dello Stato
membro.
E’ stato sulla base di questo criterio che a maggio scorso
la Commissione ha emesso un report conclusosi con la promozione del bilancio,
il rapporto sottolineava però il rischio di deviazioni significative dal
sentiero di aggiustamento dei saldi sulla base del bilancio 2018 e delle
previsioni della Commissione.
Le eventuali sanzioni previste alla fine del procedimento, qualora
uno Stato membro persista nel disattendere le raccomandazioni del Consiglio, saranno
decise dal Consiglio stesso che può decidere di intimare allo Stato membro di
prendere, entro un termine stabilito, le misure volte alla riduzione del
disavanzo che il Consiglio ritiene necessaria per correggere la situazione. In
tal caso il Consiglio può chiedere allo Stato membro in questione di presentare
relazioni secondo un calendario preciso, al fine di esaminare gli sforzi
compiuti da detto Stato membro per rimediare alla situazione, e va sottolineato
come il Paese perda il diritto di adire il giudice all’interno di questa
procedura.
Fintantoché uno Stato membro non ottempera il Consiglio può
decidere di applicare o, a seconda dei casi, di rafforzare una o più delle
seguenti misure:
— chiedere che lo Stato membro interessato pubblichi
informazioni supplementari, che saranno specificate dal Consiglio, prima
dell'emissione di obbligazioni o altri titoli,
— invitare la Banca europea per gli investimenti a
riconsiderare la sua politica di prestiti verso lo Stato membro in questione,
— richiedere che lo Stato membro in questione costituisca un
deposito infruttifero di importo adeguato presso l'Unione, fino a quando, a
parere del Consiglio, il disavanzo eccessivo non sia stato corretto,
— infliggere ammende di entità adeguata.
Sarà il presidente del Consiglio ad informare il Parlamento
europeo delle decisioni adottate.
A cosa è dovuto l’inizio della procedura di infrazione?
Dopo la chiusura del report di maggio scorso è iniziata la
valutazione del progetto di bilancio relativo al 2019, ed è proprio questo il
documento che apre la diatriba.
La Commissione infatti afferma nel suo report del 21
novembre 2018 che “Italy's fiscal plans for 2019 represent a material change in
the relevant factors analysed by the Commission last May”.
In particolare i cambiamenti in peggio sottolineati dalla
Commissione sono il deteriorarsi del bilancio strutturale, che peggiora di 0,9
punti cui non si fa fronte neanche con l’aumento dell’obiettivo di
privatizzazioni di proprietà pubbliche che passa dallo 0,3 all’1 per cento del
Pil. Da qui l’inizio della procedura di infrazione per i disavanzi eccessivi
basata sul debito.
In particolare la Commissione ha iniziato la procedura di
infrazione sulla base dell’articolo 126 comma 2 lettera b) del TFUE:
“b) se il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno
lordo superi il valore di riferimento del 60 %, a meno che detto rapporto non
si stia riducendo in misura sufficiente e non si avvicini al valore di
riferimento con ritmo adeguato”
Ovviamente non per il mancato rispetto del limite del 60 %,
limite non rispettato da numerosi Paesi europei, ma per il mancato rispetto
della riduzione “in maniera sufficiente” del debito pubblico e dell’avvicinamento
del suo valore al valore di riferimento.
Il mancato rispetto dell’impegno alla riduzione emerge,
secondo il rapporto della Commissione, dai contenuti del bilancio del nostro
Paese relativo al 2019. Va ricordato che questo documento non è ancora stato
approvato dal Parlamento ed è quindi ancora suscettibile di ampie modifiche.
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