I dati Istat sull’occupazione
pubblicati oggi vanno letti e compresi con particolare attenzione. Nonostante
un piccolo aumento dei disoccupati sono infatti dati leggermente positivi, è
solo necessario approfondirne i contenuti.
Prima di tutto
qualche definizione
Ai fini della elaborazione
delle statistiche sull’occupazione l’Istat divide la popolazione in età da
lavoro, che convenzionalmente è quella compresa tra 15 e 64 anni di età, in tre
gruppi, gli occupati, i disoccupati e gli inattivi.
Gli occupati
sono coloro che un lavoro lo hanno, i disoccupati sono coloro che un lavoro lo
cercano e gli inattivi sono coloro i quali un lavoro non lo hanno né lo
cercano.
Ad esempio gli
studenti universitari che non cercano lavoro sono considerati inattivi, ciò
spiega come mai nella fascia di età tra i 15 ed i 24 anni il tasso di
inattività è intorno al 74 per cento.
E’ questo terzo
gruppo, quello degli inattivi, che riserva qualche sorpresa in quanto il suo
numero è escluso dal conteggio della forza lavoro ed è dalle sue variazioni che
può derivare un aumento della disoccupazione in presenza di dati positivi.
I dati odierni
Nel corso del
mese di ottobre 2018, rispetto al mese precedente, il numero degli occupati è
salito di circa 9mila unità. Un dato evidentemente positivo seppur piccolo nella
sua entità, talmente piccolo da non riuscire a far scattare neanche un decimale
nei dati Istat che segnalano, correttamente, un livello degli occupati
“sostanzialmente stabile”. Anche il tasso di occupazione resta fermo al dato di
settembre, al 58,7 per cento.
Sotto il profilo
qualitativo del lavoro c’è inoltre da segnalare un miglioramento in quanto
aumentano di circa 37mila unità gli occupati a tempo indeterminato mentre
diminuiscono quelli a termine (meno 13mila) e gli indipendenti (meno 16mila).
Una precisazione, la somma di queste variazioni sconta tre arrotondamenti, non
fatevi tranne in inganno, il totale di circa 9mila occupati in più è
effettivamente corretto.
Più occupati e
più disoccupati. Come è possibile?
Contemporaneamente
al lieve aumento degli occupati abbiamo anche una diminuzione degli inattivi.
Questo spostamento comporta l’ingresso
di un certo numero di persone nel novero delle forze di lavoro. Nel mese di
ottobre la diminuzione degli inattivi è stata pari a 77mila unità. La riduzione
degli inattivi è anch’esso un dato positivo in quanto evidenzia il fatto che
più persone si sono messe alla ricerca di un lavoro perché ritengono che oggi
sia possibile per loro trovarne uno.
Questo
spostamento di 77mila persone dagli inattivi comporta però che essi rientrano
nelle forze di lavoro, probabilmente tra i disoccupati che infatti vedono
aumentare il proprio numero di 64mila unità.
E quindi
Aumenta un
pochino l’occupazione, e questo è evidentemente un bene.
Più persone
quindi decidono di mettersi a cercare lavoro, abbandonando le fila degli
inattivi, ed anche questo è un bene.
Visto che più
persone sono ora in cerca di occupazione e meno sono inattive aumenta il tasso
di disoccupazione, questo è in generale male ma in questo caso tale aumento è dovuto
ad un miglioramento del mercato del lavoro. Lo so che può sembrare
controintuitivo ma in questo caso un aumento del tasso di disoccupazione non è
male. E lo so che avrei dovuto affermare che è un bene ma scusate proprio non
ce la faccio.
Mentre invece
Resta da
segnalare un trend che continua da qualche anno. Il numero di persone con una
età compresa tra i 15 ed i 64 anni continua a calare in maniera consistente.
Negli ultimi 12 mesi tale numero è calato di ben 54mila unità. Questo dato
evidenzia il trend demografico calante del nostro Paese. Un trend che deriva,
come noto, dal mix di denatalità e di saldi migratori avversi che affligge il
nostro Paese da anni. Un trend cui è necessario opporre risposte concrete ed
efficaci.
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