Cominciamo con una precisazione estremamente importante. Il
recente annuncio di Mario Draghi riguarda la fine del Quantitative easing da
parte della BCE entro la fine di quest’anno. La BCE quindi completerà i suoi
acquisti netti a dicembre. Ma va sottolineato come ciò non significhi affatto
la fine degli acquisti, questi continueranno ancora per anni ma saranno pari
all’entità dei titoli che man mano andranno a scadenza e saranno quindi
rimborsati, ad esempio se scadono 30 miliardi di euro di titoli la BCE ne
ricomprerà 30 miliardi di nuovi, lo stock dei titoli in mano agli uomini di
Draghi resta uguale, l’acquisto netto è pari a zero ma ci saranno comunque 30
miliardi di acquisti da parte della BCE. Sarà solo tra qualche anno che la BCE
comincerà ad acquistare un po’ meno titoli di quelli che ha in mano e arrivano
a scadenza.
Una precisazione superflua? Forse no
E’ estremamente
importante tenere bene a mente questa differenza tra acquisti netti e acquisti,
in particolare per un Paese come la Grecia che è restato finora fuori del QE.
Poiché se da un lato si è chiusa la porta principale d’ingresso al programma di
aiuti potrebbe aprirsi un’altra porta che consentirebbe alla Repubblica
ellenica di godere di benefici simili a quelli goduti dai Paesi già inclusi
negli acquisti.
Eleggibilità greca. Cosa succederà quando arriverà?
Nel momento in cui i titoli greci divenissero eleggibili per
l’acquisto da parte della BCE all’interno del QE, ciò dipende dal rating
assegnato al debito greco, non ci saranno più, con ogni probabilità, acquisti
netti da parte della BCE. La Grecia però potrebbe, dovrebbe ed inoltre avrebbe
il pieno diritto di richiedere l’inserimento dei propri titoli nel prosieguo
del programma. Ovvero al momento della scadenza dei vari titoli in mano alla
BCE l’istituto di Francoforte non dovrebbe riacquistare solo i titoli dei Paesi
che hanno emesso i titoli scaduti ma rimodulare l’acquisto in maniera da
inserire anche un pacchetto di titoli greci. Ciò terrebbe l’acquisto netto
complessivo da parte della BCE pari a zero, con un acquisto netto negativo per
il Paese o i Paesi di cui arrivano a scadenza i titoli ed un acquisto netto positivo
per la Grecia.
In questo modo la Grecia godrebbe, seppur in maniera
limitata e ritardata dei medesimi vantaggi di cui hanno goduto i Paesi inseriti
dall’inizio nel QE.
Acquisti netti per la Grecia, ma in quale quantità?
In quale percentuale andrebbero acquistati i titoli greci in
rapporto ai titoli che man mano arrivano a scadenza? Le soluzioni sono
sostanzialmente due, la prima sarebbe la soluzione da minimo sindacale, ovvero
andrebbero acquistati titoli greci in percentuale pari alla quota di titoli
greci che si sarebbe avuta in mano alla BCE se la Grecia avesse partecipato al
QE.
Un esempio chiarirà meglio.
Se la Grecia avesse partecipato al QE la BCE avrebbe
acquistato titoli greci, ad esempio, in misura pari al 5 per cento del totale
dei titoli complessivamente acquistati all’interno del programma, e allora su
ogni scadenza titoli la BCE acquisterà il 95 per cento in titoli dei Paesi che
avevano emesso i titoli scaduti ed il 5 per cento in titoli greci.
Ciò comporterebbe però tempi biblici per arrivare ad una
partecipazione del 5 per cento dei titoli greci allo stock complessivo dei
titoli detenuti dalla BCE.
La soluzione ottimale. Un multiplo
Se però il professor Tsakalotos riuscisse nell’impresa di
mettere d’accordo Francoforte e Bruxelles sul punto si potrebbe rivendicare,
tra l’altro con piena ragione, l’acquisto di un multiplo della quota di
spettanza greca, fino al raggiungimento della quota all’interno dello stock di
titoli in mano alla BCE.
Quindi per ogni scadenza titoli si acquisterebbero l’85 o il
90 per cento in titoli dei Paesi i cui titoli erano arrivati a scadenza ed il
15 o il 10 per cento di titoli greci. Ciò fino al raggiungimento della quota
spettante alla Grecia all’interno dello stock di titoli in mano alla BCE.
Effetti per la Grecia e per gli altri Paesi
Per i Paesi già inseriti nel QE ciò comporterebbe una
piccola anticipazione della reale fine del QE, con l’obbligo di rimborsare o
finanziare sul mercato una parte seppur piccina dei titoli in scadenza.
Per la piccola economia greca sarebbe un vero e proprio QE,
seppur ridotto e ritardato, che potrebbe aiutare Atene nel rientro a tempo
pieno sui mercati, tra l’altro questo aiuto arriverebbe proprio quando ai piedi
del Partenone se ne sente maggiormente la necessità con la definitiva uscita
dai programmi di assistenza.
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