Colpisce sempre la ormai macroscopica differenza tra la
narrazione a proposito del Pubblico Impiego e la realtà descritta dai numeri .
A fronte infatti di un numero di dipendenti pubblici
descritto come assolutamente eccessivo, una pletora, uno sterminato esercito
gli aridi numeri ci dicono che l’Italia è un paese che ha molti meno dipendenti
pubblici della media, così pochi da poter definire l’occupazione nella PA in
Italia ‘anormalmente bassa’.
Lo studio di ADAPT
ADAPT, che come si legge dal loro sito è “l’associazione
senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una
ottica internazionale e comparata, studi e ricerche nell’ambito delle relazioni
industriali e di lavoro”, ha diffuso uno studio sul pubblico impiego in Italia,
soprattutto in rapporto a Paesi a noi simili o comunque confrontabili.
Oltre ad una parte relativa ai meri dati è presente una
parte propositiva contenente una serie di proposte per affrontare la questione.
Qui vedremo in breve la sola parte numerica.
Occupati nella PA
Il numero di occupati nella PA per 1.000 abitanti vede
ultima l’Italia con 48,9 occupati. In testa alla classifica la Svezia, con 141 occupati per 1.000
abitanti. Seguono la Francia, 83,2. Al terzo posto il Regno Unito con 78. Al
quarto gli USA con 70,9. Poi la Spagna, 60,5, la Grecia , 56,5 e la Germania
con 52,5.
Il risultato per noi varia di poco, passiamo da ultimi a penultimi,
anche tenendo conto delle
privatizzazioni effettuate nel nostro Paese negli scorsi o
Inserendo infatti nel conteggio il numero degli occupati in
settori tipicamente pubblici la classifica vede in testa gli USA con 179,9
occupati per ogni 1.000 abitanti.
A seguire la Svezia con 170,3, il Regno Unito con 151,5, la
Germania con 134, la Francia con 133,3, la Spagna con 88,4, l’Italia con 81 e
la Grecia con 78,2.
Il terzetto di coda solleva questioni
Inquietante il terzetto di coda. La trilogia Spagna, Grecia
e Italia è infatti quella che ha pagato di più la crisi e secondo Adapt ci
sarebbe un legame.
Se infatti paesi virtuosi in termini di tasso di
disoccupazione avessero lo stesso rapporto di dipendenti pubblici che abbiamo
noi il loro tasso di disoccupazione perderebbe ogni virtù e supererebbe di gran
lunga l’ 11,7 per cento del Belpaese.
In particolare la Francia passerebbe dal 10,1 al 21,8 per
cento.
La Germania passerebbe dal 4,1 al 14,6 per cento.
Il Regno Unito dal 4,8 al 18,5 per cento.
E quindi
La narrazione catastrofista si dimostra sempre più
autolesionista, l’insistenza con cui si chiedono tagli al pubblico impiego
rischia infatti di avere successo e di aggravare ancor più una situazione che
sta già danneggiando il nostro Paese. E’ infatti colpa di chi fa informazione e
non riesce a valorizzare i dati reali se resta ancora diffusa una idea ormai
sconnessa dalla realtà sui numeri del Pubblico Impiego.
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