mercoledì 9 marzo 2016

Sindacati e Reggia di Caserta. E se la celebre lettera la leggessimo?

 Da giorni rimbalza sui media la ‘notizia’ della lettera dei sindacati al direttore della Reggia di Caserta centrata sul fatto che il direttore stesso lavora troppo e questo ai sindacati non starebbe bene.
Una notizia succosa su cui si è gettato a capofitto anche il presidente del Consiglio, ma una notizia che sembra troppo bella per essere vera, frutto più di una invenzione che del lavoro di un qualsiasi sindacalista di periferia.
Compito dei giornalisti è però quello di raccontare la verità, non di crearla, e quindi ci siamo presi la briga di  leggere questa famosa lettera ed il risultato è stato quello di realizzare, ancora una volta, della differenza immensa tra la narrativa filorenziana e la realtà su cui quella stessa narrativa è basata.
Ma è davvero incentrata sul direttore della Reggia?
In realtà la lettera solleva quattro questioni, nessuna delle quali attinenti all’orario del direttore, due questioni sono squisitamente tecniche, la richiesta di attivare il nuovo sistema di rilevazione delle presenze e la segnalazione che “il Direttore disattende l’attuale legislazione che lega l’apertura degli spazi museali in funzione del numero degli addetti”.


Una terza questione solleva dubbi sull’opportunità di far transitare personale dell’Area Fruibilità, Accoglienza e Vigilanza nei ruoli amministrativi, riducendo cioè il numero di bigliettai e di custodi per aumentare il numero degli addetti agli uffici.
La quarta è quella, apparentemente, più sensibile visto che lamenta come gli ambienti della Reggia siano “stati concessi a titolo gratuito distraendo il personale dal servizio istituzionale per utilizzarlo a servizio di terzi, con la conseguente riduzione degli spazi di fruizione riducendo la tutela e la sicurezza del museo stesso”. Secondo i sindacati questo atteggiamento del nuovo direttore sarebbe particolarmente rilevante in quanto l’autonomia assegnata ad una serie di siti di rilevanza internazionale “impone al dirigente di incrementare gli incassi per la gestione delle spese del suo sito”, mentre la concessione a titolo gratuito comporta che “al contrario avviene alla Reggia di Caserta”. 
Ma una parola sull’orario del direttore c’è?
A questo punto vi chiederete ma allora tutta la fuffa sulla lettera contro gli orari del direttore da dove è stata presa. In effetti ben due righe e mezzo delle tre pagine della lettera sono effettivamente dedicate agli orari del direttore, anche se il testo parla d’altro, ecco le due righe ‘incriminate’:
“Il Direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale”.
Il problema quindi, per i sindacati, non è l’orario di permanenza del direttore ma il fatto che questo avvenga senza alcuna comunicazione. Secondo i sindacati, quindi, se il direttore vuole rimanere, e non pare essere un problema, dovrebbe prendersi almeno la briga di comunicarlo in maniera che si possano organizzare di conseguenza gli addetti alla chiusura dell’area.
La distanza tra la realtà e la narrativa renziana si può quindi racchiudere in questo. Alcuni sindacati segnalano una serie di problemi, alcuni dei quali assolutamente degni di un approfondimento, aggiungendo l’invito al direttore a fare almeno una telefonata per avvisare che farà tardi, ed il nostro premier riassume il tutto in una lamentela per il troppo lavoro del direttore e l’invito a rendersi conto che “la pacchia è finita”.
Ma la pacchia sarà finita davvero quando cominceremo ad informarci e non ci accontenteremo più della mediazione servile di qualcuno.




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