venerdì 16 dicembre 2016

“Durissimi” sacrifici per i giornalisti. Il viagra sarà rimborsato solo al 50 per cento

Tempi ‘duri’ per i giornalisti italiani, anche per la dorata compagine della penna sono infatti arrivati grandissimi sacrifici.
Per carità, non vi preoccupate, gli stipendi restano intonsi, gli scatti di anzianità pure ed anche un sistema pensionistico ormai noto solo ai paleontologi previdenziali, il cosiddetto sistema retributivo superato decenni or sono.

giovedì 15 dicembre 2016

La Grecia? Va troppo bene e i creditori si arrabbiano

Notizie surreali arrivano da Atene e Bruxelles, il gruppo dei creditori della repubblica ellenica ha infatti bloccato le trattative in merito agli interventi per ridurre il peso del debito a breve termine e ha inoltre deciso di sospendere l’erogazione degli aiuti annunciati solo pochi giorni fa. La motivazione addotta è che la decisione del governo greco di distribuire una parte dell’avanzo  primario di bilancio, che si avvia ad essere molto più elevato di quanto richiesto dagli accordi, ai pensionati più poveri con una misura una tantum e di esentare dall’aumento dell’Iva le isole più colpite dall’ondata dei migranti potrebbe impattare in qualche modo con il raggiungimento degli obiettivi di risanamento previsti per il paese greco.

martedì 13 dicembre 2016

Ha ancora senso aspettarsi una pensione in Italia?

Per chi è nato dagli anni ‘60 in poi il sogno della meritata pensione riuscirà un giorno ad avverarsi o resterà, appunto, un sogno fino all’ultimo?
Le scuole di pensiero contrapposte sono sostanzialmente due, da una parte molti dei connazionali più giovani che ritengono che non arriveranno mai a percepire una qualsiasi forma di assegno pensionistico, dall’altra parte una consistente quota di persone che ritiene che in qualche modo i soldi per le pensioni usciranno perché i contributi sono stati versati. Com’è del resto ovvio ambedue gli schieramenti basano il loro ragionamento su alcuni punti condivisibili.

Pensione. Chi deve preoccuparsi di più?
Non tutti gli aspiranti pensionati devono nutrire il medesimo timore sul proprio futuro pensionistico. Potremmo in effetti suddividere i fattori di rischio in tre fasce. La prima fascia sono i nati fino a circa il 1980, la cui pensione è a fortissimo rischio perché i nati dal 1960 al 1980 sono molto numerosi e si affacceranno all’età della pensione in modo massiccio.

giovedì 1 dicembre 2016

La Grecia? Forse oggi sta messa molto meglio dell’Italia

Provando a confrontare qualche dato economico relativo all’Italia e alla Grecia emerge un quadro decisamente interessante. Dal lato ellenico si vede un Paese che ha vissuto un periodo durissimo ma che potrebbe, effettivamente, aver già superato i tempi più difficili e che vede diversi segnali di ripresa mentre dal lato italiano questi segnali di ripresa sono decisamente meno consistenti ed anzi emergono dei segnali di fragilità che potrebbero essere stati sottovalutati.

Due perché per il NO


Il mio voto di domenica è motivato principalmente da due aspetti, entrambi squisitamente tecnici.
Il primo è che la nuova architettura costituzionale potrebbe creare una forte conflittualità tra i due rami del Parlamento. Soprattutto se le due Camere esprimessero maggioranze differenti, cosa che mi sembra decisamente probabile, il nuovo Senato potrebbe sollevare ripetuti conflitti con la Camera e ciò potrebbe portare a pesanti rallentamenti, personalmente tenderei ad escludere un vero e proprio blocco, dell’attività legislativa rendendo inefficace se non quasi impossibile l’azione di governo.
Il secondo è che la riforma è una sorta di cul de sac da cui sarebbe estremamente difficile uscire. Visto infatti che il Senato conserva le sue competenze per quanto riguarda le riforme costituzionali e che ritengo molto probabile il crearsi di maggioranze diverse tra Camera e Senato, potrebbe essere estremamente difficile effettuare ulteriori riforme costituzionali con il rischio che il nuovo assetto, anche se dovesse risultare evidentemente inefficace, sarebbe pressoché permanente.

L’importante resta comunque assumersi le proprie responsabilità ed andare a votare domenica.

venerdì 25 novembre 2016

Fatturato e ordinativi. Dati negativi ma non più drammatici del consueto

Sono stati resi noti oggi dall’Istat i dati relativi all’andamento del fatturato e degli ordinativi dell’industria nel mese di settembre. Non lasciamoci prendere dal panico leggendo il dato relativo al raffronto rispetto al mese precedente e che vede il fatturato in flessione del 4,6 per cento e gli ordinativi tonfare del 6,8 per cento rispetto al mese di agosto, preoccupazione si, certo, ma i dati sono al momento da considerarsi solo negativi e non drammatici.

mercoledì 23 novembre 2016

Aumenta la soddisfazione dei cittadini. Ma attenzione ai “non dati”

L’Istat ha rilasciato la statistica relativa alla “Soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita”, una rilevazione del grado di soddisfazione personale attuato mediante la studio delle risposte a due serie di quesiti.
Insomma si tratta non di numeri esattamente quantificabili ma di numeri che riportano il sentimento, il sentire delle persone e delle famiglie. In una estrema semplificazione fatta tanto per intenderci è suppergiù la differenza tra “guadagni 3.000 euro al mese e quindi non rientri tra i poveri” e “su una scala da 1 a 10 dove 1 è povero e 10 è ricco tu dove ti metteresti?”.

Aumenta il giudizio complessivo sulle condizioni di vita
Dopo 5 anni negativi il dato comincia a salire rispetto al precedente anno 2015. In particolare migliorano i dati sulla percezione soggettiva della propria situazione economica e sulla soddisfazione degli occupati per il lavoro. Resta stabile la soddisfazione per la vita di relazione (famiglia e amici), salute e tempo libero.

Andamento strettamente legato all’età anagrafica
Il dato sulla soddisfazione appare fortemente correlato all’età anagrafica, con i giovani di età compresa tra i 14 ed 19 anni altamente soddisfatti contro il 34.4 per cento degli ultra 75enni.
Nonostante l’aumento però i dati non sono molto brillanti, ad esempio le persone soddisfatte della propria situazione economica aumentano passando dal 47.5 per cento nel 2015 al 50.5 per cento nel 2016.

Il cuore degli italiani batte sempre in famiglia
Sono le relazioni familiari a confermarsi la dimensione di maggiore soddisfazione degli italiani, con un bel 90.1 per cento di persone soddisfatte nel 2016, mentre si conferma la sfiducia negli ‘altri’ con il 78,1 per cento che ritiene che sia necessario “stare molto attenti” nei confronti degli altri contro un risicatissimo 19.7 per cento che ritiene che “gran parte della gente è degna di fiducia”.

Gli altri aspetti

Si riducono lievemente le persone che ritengono sia presente il rischio di criminalità nella zona in cui vivono (38,9 per cento) e aumentano quelle che si lamentano della sporcizia delle strade (33.0 per cento) o dei difficili collegamenti coi mezzi pubblici (32.9 per cento)

venerdì 4 novembre 2016

Dati Istat sull'occupazione in chiaroscuro ma emerge l’allarme demografico

Dai dati Istat relativi all’occupazione nel corso del mese di settembre arrivano notizie tutto sommato positive, con un lieve aumento sia degli occupati che dei disoccupati ma con quest’ultima variazione dipendente dalla forte riduzione degli inattivi.
Colpisce invece la forte riduzione della popolazione italiana di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, un trend destinato a rafforzarsi ulteriormente nei prossimi anni.

lunedì 31 ottobre 2016

540mila in pensione dal 1980. Perché così pochi?

Ha suscitato molto scalpore il dato diffuso dall’Inps relativo alla decorrenza degli assegni pensionistici. Secondo l’Istituto temporaneamente guidato da Boeri sono circa 540mila i trattamenti previdenziali da anzianità, vecchiaia e reversibilità in pagamento da almeno 36 anni, ovvero liquidate nel 1980 o prima.
In particolare sono in pagamento, come si apprende dalle tabelle Inps sugli anni di decorrenza delle pensioni di vecchiaia ed anzianità e ai superstiti del settore privato e pubblico, circa 475mila trattamenti derivanti dal settore privato e circa 65mila derivanti dal pubblico. E’ necessario ricordare come siano esclusi sia gli assegni di invalidità previdenziale, sia quelli agli invalidi civili, sia gli assegni sociali.

Il dato secco. Sono troppe
Se ci si limita a leggere il dato secco, così come è fornito, questo numero potrebbe sembrare alto, troppo alto. Le pensioni risalenti a quell’epoca ‘premierebbero’ circa l’un per cento della popolazione e secondo la consueta, e apparentemente sempre gradita, narrazione giornalistica costituirebbero un grande ostacolo allo sviluppo del paese.

Il dato ragionato. Non sono poche, sono pochissime
Se però ci si sofferma un istante a ragionare sul dato il numero di trattamenti potrebbe essere fin troppo basso.
Vediamo perché.

venerdì 21 ottobre 2016

L’Italia e la demografia. La bomba al rallentatore che continua ad esplodere

Secondo i dati Istat relativi al primo semestre 2016 il driver della riduzione della popolazione in Italia sarà, per quest’anno, il crollo della natalità.
Già da anni infatti il numero dei nuovi nati in Italia continua a ridursi e il record dell’anno con meno nuovi nati dall’unità d’Italia , risalente appena al 2015 con 485mila unità, potrebbe essere frantumato già quest’anno.
In particolare nei primi sei mesi del 2015 erano venuti al mondo 236mila bebè, nei primi sei mesi del 2016 hanno invece visto la luce appena 221mila persone. La riduzione tra i due periodi è, per essere precisi, di 14.601 unità, pari a ben il 6,18 per cento.
Molto migliori, al capo opposto del ciclo vitale, i dati relativi al numero di decessi avvenuti nello stesso periodo del 2016, che fanno registrare quasi 315mila unità, con un calo decisamente consistente rispetto al precedente anno, anche in questo caso record. Nel primi sei mesi del 2015 erano infatti venute a mancare 339mila persone, e l’anno si era concluso con oltre 647mila decessi in totale. Il calo del numero dei decessi nei primi sei mesi è pari a quasi 25mila decessi in meno nel 2016 rispetto al 2015, pari ad una riduzione del 7,31 per cento.
Il saldo naturale che deriva da questi dati, cioè la differenza tra i morti ed i nuovi nati, nei primi sei mesi del 2016 continua quindi a descrivere un paese definibile ‘in via di estinzione’ con oltre 93mila cittadini in meno a giugno rispetto a gennaio.
Il flusso migratorio continua ad avere un saldo positivo sostenuto a più di 20mila unità, in decisissima accelerazione rispetto ai più 4.700 fatto segnare nei primi sei mesi del 2015  con un incremento in percentuale da lasciare a bocca aperta +324 per cento.

venerdì 9 settembre 2016

Camera chiusa un lustro e lavori straordinari per miliardi. Ma a Londra

Nella ristretta cerchia di chi si è dedicato a confrontare i costi della Camera dei deputati e della House of Commons basandosi sulle cifre reali si sono ormai affermate due scuole di pensiero. L’una ritiene che la Camera dei deputati costi sensibilmente meno della HoC, con differenze che arrivano fino ai 50 milioni di euro annui di costo in meno a carico dei contribuenti italiani rispetto ai contribuenti inglesi. La seconda scuola di pensiero, cui appartiene anche chi scrive, ritiene che la Camera costi all’incirca la stessa somma o pochissimo meno della HoC, con un minor aggravio sulle tasche dei contribuenti di non più di qualche milioncino. Ma entrambe le scuole si sbagliavano, la Camera costa molto meno della House of Commons, di un importo compreso tra i 150 e i 410 milioni di euro annui.


giovedì 26 maggio 2016

Abolizione del diritto di sciopero e bavaglio ai dipendenti. La Camera approva?

E’ ormai in dirittura d’arrivo l’approvazione degli atti che ‘normalizzeranno’ il trattamento dei dipendenti della Camera dei deputati, rendendo il contratto Camera un modello da esportare ad altri lavoratori. Alcuni punti meritano un approfondimento.


Abolizione del diritto di sciopero
Il diritto di sciopero cesserà, di fatto, di esistere. E non essendo stato effettuato alcuno sciopero negli ultimi decenni l’insistenza su questo punto è evidentemente ricompresa nella creazione di un modello da esportare.

mercoledì 25 maggio 2016

Un intervento sulle pensioni minime comporta un ritardo per il pensionamento dei giovani. Ecco perché

Il Presidente del Consiglio ha annunciato un intervento sulle pensioni minime, giudicate troppo basse, ma ha taciuto l’effetto collaterale di tale aumento. Numerosi lavoratori accederanno infatti a pensione più tardi proprio a causa di questo aumento. Ma, attenzione, in questo caso si parla proprio di un automatismo, vediamo perché.

Pensione di vecchiaia per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1 gennaio 1996
La pensione a questa classe di lavoratori spetta al compimento dei 70 anni con 5 anni lavoro o al compimento, dal 2019, dell’età di 66 anni e 7 mesi ma con 20 anni di contribuzione ma solo se “l’importo della pensione risulta non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (c.d. importo soglia) “

Perché scatta il ritardo

martedì 3 maggio 2016

Busta arancione? I dipendenti della Camera l’hanno avuta, dal sindacato, 10 anni fa

Ai dipendenti della Camera dei deputati la busta arancione è stata consegnata a dicembre 2007. In realtà non era arancione e nella busta c’era una lettera indirizzata all’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati. A consegnarla però non è stato l’ente di previdenza ma il sindacato OSA che durante una delle numerose riforme previdenziali che si sono succedute nel Paese si prese la briga di mettersi a far di conto e stimò il rapporto di copertura, ovvero il rapporto tra la prima pensione e l’ultimo stipendio, dei dipendenti della Camera dei deputati.
Quei dati ora sono superati, al ribasso, dal fatto che l’attuale sistema previdenziale, basato sulla Riforma Fornero che come noto è applicata anche ai dipendenti del Parlamento, ha previsto ulteriori tagli derivanti soprattutto dalle modifiche alle tabelle di conversione, quelle tabelle che prevedono la conversione del montante contributivo individuale in pensione.
Ma già all’epoca la ‘busta arancione’ dei dipendenti della Camera fece un certo scalpore.

venerdì 18 marzo 2016

Camera dei deputati. Si discute di abolizione del diritto di sciopero

Camera dei deputati. Si discute di abolizione del diritto di sciopero

Nel tempo libero, quasi distrattamente, alla Camera dei deputati si sta discutendo dell’abolizione del diritto di sciopero o, per essere più precisi, del totale svuotamento del diritto, nella trasformazione dello sciopero in un atto formale cui è fatto divieto di impattare sulla produzione o, nientedimeno, sul prestigio del datore di lavoro.
Allo stato attuale l’abolizione non verrebbe applicata a tutti i lavoratori italiani, ma a sentire le dichiarazioni di molti politici che vorrebbero rendere quanto più vicini possibili il trattamento dei lavoratori oggetto della riforma e tutti i lavoratori italiani, potrebbe passare davvero poco tempo prima di un allargamento di tale singolarissima normazione a tutti i cittadini italiani.


A chi è rivolto (per adesso)


mercoledì 9 marzo 2016

Allarme Verità. Allarme rosso alla buvette della Camera. Ad un giornalista gli è scappato di dire la verità

Dopo giorni di durissime polemiche giornalistiche, dopo una sfilza di notizioni sulla reazione dei deputati al ritocco del listino della buvette è successo l'impensabile, ad un ingenuo giornalista gli è scappata. Davvero, gli è scappata proprio, ha detto quella cosa lì, quella che spesso è meglio evitare.
Ha detto la verità.
Molti si chiedono come gli sia passato per la testa ma l'ha fatto.

Antonio Pitoni del Fatto Quotidiano così, dal nulla, ha scritto per il miliardesimo pezzo sulla buvette, il seguente incipit:

Alla fine a lamentarvi siete stati più che altro voi”, confida un dipendente della buvette indicando il passi da giornalista in bella mostra sul taschino della giacca di un collega."

Ma come, ma qui si corre il rischio di mandare ramengo anni e anni di propaganda, anni e anni in cui si è ripetuto che i deputati sono cattivi ed i giornalisti buoni (i dipendenti della Camera non avendo accesso alla buvette sono esentati da questa polemica) ma se lo legge qualcuno e incomincia ad avere dei dubbi, e se dopo i dubbi arrivassero approfondimenti e domande e se dopo........
 Stai tranquillo Tonì, non succederà nulla, non se ne accorgerà nessuno, io però la pagina web me la salvo, ogni tanto me la andrò a rileggere

Se volete la pagina del Fatto è qui

Sindacati e Reggia di Caserta. E se la celebre lettera la leggessimo?

 Da giorni rimbalza sui media la ‘notizia’ della lettera dei sindacati al direttore della Reggia di Caserta centrata sul fatto che il direttore stesso lavora troppo e questo ai sindacati non starebbe bene.
Una notizia succosa su cui si è gettato a capofitto anche il presidente del Consiglio, ma una notizia che sembra troppo bella per essere vera, frutto più di una invenzione che del lavoro di un qualsiasi sindacalista di periferia.
Compito dei giornalisti è però quello di raccontare la verità, non di crearla, e quindi ci siamo presi la briga di  leggere questa famosa lettera ed il risultato è stato quello di realizzare, ancora una volta, della differenza immensa tra la narrativa filorenziana e la realtà su cui quella stessa narrativa è basata.
Ma è davvero incentrata sul direttore della Reggia?
In realtà la lettera solleva quattro questioni, nessuna delle quali attinenti all’orario del direttore, due questioni sono squisitamente tecniche, la richiesta di attivare il nuovo sistema di rilevazione delle presenze e la segnalazione che “il Direttore disattende l’attuale legislazione che lega l’apertura degli spazi museali in funzione del numero degli addetti”.

venerdì 5 febbraio 2016

Ma il fatto che i giornalisti si inventino le notizie sui dipendenti della Camera è positivo o negativo?

Le due notizie più discusse sul conto dei dipendenti della Camera in questo scorcio di 2016, quella relativa ad uno ‘sciopero’ e quella relativa alla promozione dei barbieri, sono state inventate di sana pianta dai giornalisti.
La notizia dello sciopero sembrerebbe essere stata ideata da un giornalista che non ha ben chiara la differenza tra stato d’agitazione, questo si effettivamente proclamato, e sciopero, mentre la notizia della promozione dei barbieri è più interessante poiché 

venerdì 15 gennaio 2016

Ma quanto si risparmia pagando un po’ in più i dipendenti della Camera?

E’ opinione di parecchie persone, e soprattutto di molte delle ‘guide del pensiero’ che spiegano ai nostri concittadini cosa pensare, che gli stipendi della Camera siano troppo alti.
Secondo queste persone si potrebbe risparmiare tagliando gli stipendi e ‘facendo come si fa nelle altre democrazie’.
Ma fare come fanno gli altri quanto costerebbe al bilancio dello Stato e quindi ai contribuenti? Facciamo qualche conticino e qualche confronto.

Il confronto tra Camera dei deputati e House of Commons
Per effettuare un confronto prendiamo due camere elettive con costi complessivi simili, la Camera dei deputati italiana e la House of Commons inglese.