lunedì 31 ottobre 2016

540mila in pensione dal 1980. Perché così pochi?

Ha suscitato molto scalpore il dato diffuso dall’Inps relativo alla decorrenza degli assegni pensionistici. Secondo l’Istituto temporaneamente guidato da Boeri sono circa 540mila i trattamenti previdenziali da anzianità, vecchiaia e reversibilità in pagamento da almeno 36 anni, ovvero liquidate nel 1980 o prima.
In particolare sono in pagamento, come si apprende dalle tabelle Inps sugli anni di decorrenza delle pensioni di vecchiaia ed anzianità e ai superstiti del settore privato e pubblico, circa 475mila trattamenti derivanti dal settore privato e circa 65mila derivanti dal pubblico. E’ necessario ricordare come siano esclusi sia gli assegni di invalidità previdenziale, sia quelli agli invalidi civili, sia gli assegni sociali.

Il dato secco. Sono troppe
Se ci si limita a leggere il dato secco, così come è fornito, questo numero potrebbe sembrare alto, troppo alto. Le pensioni risalenti a quell’epoca ‘premierebbero’ circa l’un per cento della popolazione e secondo la consueta, e apparentemente sempre gradita, narrazione giornalistica costituirebbero un grande ostacolo allo sviluppo del paese.

Il dato ragionato. Non sono poche, sono pochissime
Se però ci si sofferma un istante a ragionare sul dato il numero di trattamenti potrebbe essere fin troppo basso.
Vediamo perché.

venerdì 21 ottobre 2016

L’Italia e la demografia. La bomba al rallentatore che continua ad esplodere

Secondo i dati Istat relativi al primo semestre 2016 il driver della riduzione della popolazione in Italia sarà, per quest’anno, il crollo della natalità.
Già da anni infatti il numero dei nuovi nati in Italia continua a ridursi e il record dell’anno con meno nuovi nati dall’unità d’Italia , risalente appena al 2015 con 485mila unità, potrebbe essere frantumato già quest’anno.
In particolare nei primi sei mesi del 2015 erano venuti al mondo 236mila bebè, nei primi sei mesi del 2016 hanno invece visto la luce appena 221mila persone. La riduzione tra i due periodi è, per essere precisi, di 14.601 unità, pari a ben il 6,18 per cento.
Molto migliori, al capo opposto del ciclo vitale, i dati relativi al numero di decessi avvenuti nello stesso periodo del 2016, che fanno registrare quasi 315mila unità, con un calo decisamente consistente rispetto al precedente anno, anche in questo caso record. Nel primi sei mesi del 2015 erano infatti venute a mancare 339mila persone, e l’anno si era concluso con oltre 647mila decessi in totale. Il calo del numero dei decessi nei primi sei mesi è pari a quasi 25mila decessi in meno nel 2016 rispetto al 2015, pari ad una riduzione del 7,31 per cento.
Il saldo naturale che deriva da questi dati, cioè la differenza tra i morti ed i nuovi nati, nei primi sei mesi del 2016 continua quindi a descrivere un paese definibile ‘in via di estinzione’ con oltre 93mila cittadini in meno a giugno rispetto a gennaio.
Il flusso migratorio continua ad avere un saldo positivo sostenuto a più di 20mila unità, in decisissima accelerazione rispetto ai più 4.700 fatto segnare nei primi sei mesi del 2015  con un incremento in percentuale da lasciare a bocca aperta +324 per cento.