venerdì 9 agosto 2013

Detroit fallisce, salva le banche ma non i pensionati. Un precedente che farà scuola?

Dopo la richiesta di ammissione alle procedure fallimentari presentata lo scorso 18 luglio la città di Detroit è diventata la più grande città statunitense a dichiarare bancarotta. Il problema del fallimento di una città così grande potrebbe però essere non nei numeri e nella sofferenza che assicurerà oggi ai propri creditori, a cominciare dai pensionati, ma nella malsana lezione che impartisce che le banche sono più preziose dei pensionati. Detroit potrebbe infatti trovarsi nella situazione di dover tagliare  i propri debiti nei confronti di debitori contrattuali meno garantiti rispetto alle banche, ovvero tagliare le pensioni in essere per ripagare le banche.


Detroit. I miti di un fallimento
Sul fallimento della capitale mondiale dell’auto circolano molte interpretazioni in qualche modo faziose che puntano il dito, ad esempio sull’eccesso di governo o sulle pensioni eccessive ai propri ex dipendenti, mentre come in molti casi storici la caduta di questo gigante è dovuta ad una lunga serie di cause.
Sarebbe da smontare però almeno il mito delle pensioni eccessive ai propri ex dipendenti, visto che proprio i pensionati saranno il paradigma del discorso.

Le pensioni di Detroit
Il livello pensionistico di poliziotti e vigili del fuoco della città di Detroit è infatti modesto, i pensionati percepiscono cioè un assegno che in molti casi consente una vita modesta e poco più, con un assegno annuale medio di circa 34mila dollari, pari a circa la metà dei pari impiegati a Los Angeles. La pensione media erogata dal fondo pensioni generale della città di Detroit, inclusi quindi impiegati ed operai non appartenenti a Polizia e Vigili del Fuoco, ammonta a meno di 20mila dollari l’anno. Un assegno non certo lussuoso.
Un problema che è però assolutamente reale è il rapporto tra il personale attualmente in servizio, e che quindi paga la contribuzione, ed il personale pensionato. Oggi infatti Detroit ha 3.200 dipendenti che contribuiscono per 9.300 pensionati. A Chicago, per esempio, su circa 9.000 pensionati ci sono oltre 12.000 lavoratori attivi.
C’è però da sottolineare che la sproporzione ha alcune precise ragioni storiche la principale delle quali è che Detroit ha avuto dagli anni 30 agli anni 70 del secolo scorso una popolazione residente stabilmente oltre il milione e mezzo di abitanti, con un massimo di 1,850 milioni nel censimento del 1950. Con servizi pubblici, polizia, vigili del fuoco parametrati alla quarta città per abitanti degli USA. Oggi Detroit arriva a stento a 700mila anime, oltre il 60% in meno, ed è la diciottesima città per numero di abitanti negli USA, una cittadina con i debiti di una metropoli.

La battaglia tra banche, città e pensionati
Con l’ammissione della città alla procedure fallimentari si è scatenata una battaglia legale. Le banche creditrici, principalmente Bank of America e UBS potrebbero ottenere una tutela maggiore rispetto agli altri creditori della città, passando anche davanti a coloro i quali verrebbero definiti creditori privilegiati dalle norme fallimentari. All’interno della platea dei creditori di un fallimento esistono infatti delle graduatorie da rispettare per cui il fallimento dovrà pagare prima i creditori titolari di alcuni diritti, così i dipendenti sono definiti creditori privilegiati rispetto al fornitore di carta per fotocopie o al consulente aziendale.
Se la città di Detroit dovesse procedere a pagare prima i crediti avanzati dai due colossi finanziari potrebbe essere costretta a tagliare gli assegni pensionistici di gente anche molto avanti negli anni e già titolare di assegni oltremodo ridotti, una lezione estremamente pericolosa e che potrebbe aprire la strada a facili imitazioni negli USA dapprima e nel resto del mondo in seconda battuta.
Il problema è che se Detroit viene fuori dall’aula del tribunale con un taglio facile ai diritti dei pensionati anche altre città potrebbero optare per una dichiarazione di fallimento che liberi i bilanci dal peso dei pensionati, se invece la battaglia in aula fosse lunga ed incerta si potrebbe anche ipotizzare la ricerca di accordi con le parti sociali che alleggeriscano il peso senza cancellarlo.

La questione dei diritti acquisiti
La questione di Detroit si potrebbe inquadrare più in generale nella battaglia contro i diritti acquisiti. Una battaglia che stanno combattendo con particolare astuzia i grossi player economico finanziari concentrando il fuoco sullo scardinamento dei principi per arrivare allo scardinamento del diritto solo in un secondo tempo. Per cui si devono ridurre le pensioni di Detroit perché costano una percentuale spropositata del bilancio della città, salvando le banche, così come domani si dovrà fare la medesima cosa per altre città con i bilanci meno intasati di pensionati ma i cui governo vogliano avere disponibilità economica immediata.

Salvare le banche. La questione del rischio sistemico
A far gelare il sangue è il ragionamento alla base della preferenza accordata alle banche rispetto ai pensionati. Far aprire una voragine nei conti delle banche coinvolte potrebbe infatti far crollare un castello in gran parte di carte costruito su in complesso intrico di titoli derivati, in particolare in Michigan si tratta di interest rate swap un contratto che nato come assicurazione sulle oscillazioni dei tassi d’interesse può essere usato come una pura roulette. Far pagare le banche che hanno sottoscritto contratti estremamente rischiosi per se stesse e per il cliente potrebbe cioè far cadere il sistema in se. Mentre affamare poche migliaia di pensionati ben poco rappresentati sarà certamente meno rischioso per i grandi flussi di soldi di carta che viaggiano per il globo e più facile per i governi.

Un precedente che dobbiamo impedire faccia scuola

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